Udine, il Comune dà il via libera al telelavoro

La giunta approva il regolamento. Priorità a situazioni di disabilità, malattia o esigenze di cure a figli fino a 3 anni

UDINE. Il Comune di Udine si aggiunge a quelle, ancora poche, amministrazioni pubbliche italiane che consentono ai propri dipendenti il telelavoro.

La giunta comunale, su proposta dell’assessore al Personale, Cinzia Del Torre, ha approvato ieri il regolamento che d’ora in avanti consentirà ad alcuni dipendenti e in base a precisi criteri e normative, di poter lavorare da casa. Criteri che terranno conto di situazioni di disabilità psico-fisiche, gravi patologie in atto, esigenze di cura e assistenza di figli minori fino ai 3 anni e con eventuali disabilità fino agli 8 o di coniugi, parenti fino al terzo grado o conviventi aventi disabilità psicofisiche gravi.

«Ma non è escluso – spiega Del Torre – che anche altri dipendenti non lo possano fare. È chiaro che la nostra idea è, prima di tutto, garantire risposte a particolari problemi, poi potremmo pensare, per esempio, a chi risiede lontano. In tutti i casi, si tratta di persone che già svolgono mansioni telelavorabili: chi fa sportello dev’essere sul posto di lavoro».

«Il nuovo regolamento – spiega ancora l’assessore - entrerà pienamente a regime nel 2015, ma già da quest’anno si potranno avviare dei progetti di telelavoro in via sperimentale. Almeno un paio. Abbiamo dato mandato ai dirigenti dei vari servizi di avviare una fase di monitoraggio delle attività telelavorabili e del personale disponibile ad effettuarlo. L’amministrazione comunale provvederà quindi ad individuare analiticamente, fra le attività svolte dal personale dipendente, quelle che possiedono le caratteristiche stabilite nelle attività telelavorabili, approvando il relativo elenco ufficiale che sarà aggiornato almeno ogni tre anni».

Soddisfatto anche il sindaco. «Si tratta di un passo innovativo e importante – commenta Furio Honsell – per organizzare meglio l’attività lavorativa, ma anche la motivazione dei lavoratori. Così come lo avevo varato quando ero rettore dell’ateneo friulano – conclude –, ora sono molto contento si sia riusciti ad approvarlo anche qui in Comune».

Inizialmente il telelavoro porterà vantaggi esclusivamente ai dipendenti: «Una migliore conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della vita sociale e di relazione privata. Il Comune – spiega l’assessore – dovrà sostenere le spese di allestimento, manutenzione e trasferimento della postazione di lavoro dall’ufficio a casa; così come i collegamenti telematici e la linea telefonica.

Ci vuole circa un anno per ammortizzare la spesa. Nel tempo, però, e con numeri importanti, sarà possibile realizzare delle economie di gestione derivanti dalla riduzione dei costi fissi delle sedi. Evidenti anche i vantaggi riguardanti l’integrazione lavorativa dei soggetti a cui, per cause dovute a condizioni di disabilità o ad altri impedimenti di natura oggettiva, personale o familiare, anche temporanea, il tragitto casa–lavoro e viceversa risulti particolarmente gravoso».

Ma quali sono le attività telelavorabili? Innanzitutto devono poter essere delocalizzate, nel senso che le attività sono tali da poter essere eseguite a distanza o in remoto e non devono richiedere la costante presenza fisica del lavoratore in sede. Le attività devono inoltre consentire la possibilità di effettuare le prestazioni lavorative grazie ad un sistema di tecnologie messo a disposizione del lavoratore attraverso la postazione di telelavoro a lui assegnata. Per il lavoro svolto da casa, infine, deve esserci la possibilità di misurare e valutare i risultati delle prestazioni eseguite mediante il telelavoro.

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