Udine, il “3jolie” abbandona via Manin

Il titolare: «Mi hanno costretto a chiudere, la mia unica colpa è quella di aver lavorato troppo»
Udine 26 aprile 2013 Via Manin. Posto sotto sequestro e messi i sigilli al Bar 3 Jolie. © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone
Udine 26 aprile 2013 Via Manin. Posto sotto sequestro e messi i sigilli al Bar 3 Jolie. © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone

UDINE. Il 3jolie di via Manin non riaprirà più. «Troppe cause, troppe proteste, mi hanno costretto a chiudere, ma la mia unica colpa è quella di aver lavorato troppo», si sfoga il titolare Jose Luis Herrera Sandoval, che deve difendersi in tribunale dell’accusa di disturbo alla quiete pubblica.

Un’accusa che respinge in toto. «Ho sempre seguito alla lettera le normative vigenti, se dovevo interrompere la musica all’una lo facevo, pensi che mi sono fatto fare anche la Viac (la Valutazione per l’impatto acustico introdotta dal Comune come strumento di auto-tutela degli esercizi commerciali, ndr) che mi è costata quasi mille euro, ma non è servita a niente. Come l’etilometro che è obbligatorio, ma non usa mai nessuno e costa 700 euro. Il problema - sostiene - è molto semplice: se io chiudo il bar la gente resta comunque lì fuori a parlare. E cosa posso fare io? Niente. Alla fine sono costretto a lasciare il locale dopo aver lavorato due anni per riuscire a farlo funzionare».

Quando il locale è diventato il punto di riferimento degli studenti universitari registrando molto spesso il tutto esaurito, sono cominciate a fioccare le denunce. «A Udine ci sono 16 mila universitari, ragazzi perbene che insieme allo studio cercano anche un po’ di divertimento, ma qui per colpa di poche persone vengono penalizzati tutti - continua Herrera, figlio di madre cilena e padre friulano, nato in Cile e trasferitosi in Italia a nove anni per intraprendere poi la carriera di cuoco una volta terminata la scuola alberghiera - e così il centro città non ha futuro».

Per questo motivo Herrera si è spostato in via Marco Volpe dove ha aperto il secondo 3jolie. «Forse era meglio cambiare nome, abbiamo organizzato due serate e di nuovo sono scoppiate le proteste. Adesso abbiamo girato pagina, anche perché ho famiglia e con due bambine piccole non posso permettermi altre chiusure; una parte del locale è solo ristorante. Ho lavorato in cucina in diversi ristoranti a Parigi, alle Tre Pietre di Cividale, alla Taverna di Colloredo e poi per otto anni a Montecarlo. Nel nuovo 3jolie facciamo specialità di pesce e poi c’è il giro pizza: con 15 euro mangi e bevi senza limiti. Nella zona bar ci limitiamo a fare qualche apertivo con musica di allietamento. L’unica cosa che chiedo è di poter lavorare». Nei prossimi giorni - spiega l’avvocato Gugliemo Pelizzo, che difende Herrera - «verrà risolto il contratto di affitto e immediatamente dopo mi attiverò per chiedere la revoca del sequestro e liberare così l’immobile».

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