Udine, gravemente malato sposa l'amore della sua vita: «Questo è il mio ultimo desiderio»

Marzia e Giovanni, ricoverato all’Hospice del Gervasutta, hanno pronunciato i loro voti in ospedale, promettendosi amore eterno

«Il mio ultimo, grande, desidero è sposarti». Quando Giovanni glielo ha detto Marzia non ci ha pensato un attimo e ha detto sì.

Si sono sposati venerdì, 17 febbraio, all’hospice in via Gervasutta. Gli sposi sono loro Marzia Facile, udinese di 48 anni, e il suo grande amore, Giovanni Imperato 52 anni.

Si sono giurati amore per sempre. E non importa quanto durerà quel “sempre”, visto che a incombere sul suo compagno è l’avanzata di una malattia di fronte alla quale la medicina si è arresa già da qualche tempo.

Saranno giorni, mesi. O forse chissà, anni. Ma li trascorreranno l’uno accanto all’altra come marito e moglie.

Non è una storia a lieto fine. Non tutte lo sono. Eppure merita di essere raccontata.

Arrivavano da due esperienze sfortunate Marzia e Giovanni. Friulana lei, napoletano d’origine lui. Ne erano usciti con l’amaro in bocca e avevano cercato di buttarsi il passato alle spalle e di ricominciare.

"Sei l'amore della mia vita, sposami": Giovanni e Marzia hanno detto sì in ospedale

«Ma non avevamo molta fiducia nell’amore» chiosa lei.Aveva 31 anni e non voleva più soffrire. A quel tempo si era trasferita a San Giovanni al Natisone e a volte, quando andava al parco, vedeva un uomo che la fissava dalla terrazza di casa. Quell’uomo era Giovanni, che prese il coraggio a due mani e si avvicinò a lei. «Era così bello – racconta Marzia – e mi riempiva la casa di fiori. Innamorarsi di lui è stato inevitabile; così, due mesi dopo ero già incinta». È così che, con un bambino in arrivo, è iniziata una convivenza durata 16 anni. Una vita finalmente serena. Piena.

Fino a febbraio del 2016, quando Giovanni fu preso da forti dolori. Cominciò così un calvario cui i medici riuscirono a dare una spiegazione solo a settembre scorso. Troppo tardi, visto che il tumore partito dai suoi polmoni si era diffuso aggredendo Giovanni e lasciandolo privo di difese. Due cicli di chemioterapia non sono bastati. Poi, la medicina ha fatto un passo indietro arrendendosi.

«Ho solo paura di soffrire e di non saperti accanto a me» ha detto Giovanni. Non essendo sua moglie infatti Marzia ha consumato ferie, permessi e si è trascinata in ospedale febbricitante pur di stargli accanto. Oggi gli infilerà la fede al dito, fasciata nel suo abito di tulle bianco con il corpino stretto e la fascia in vita tempestata di brillanti accanto ai fratelli e alle amiche, testimoni di un patto che durerà per tutta la vita. E anche oltre.

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