Udine “eco-città” con il teleriscaldamento

UDINE. Udine porta il teleriscaldamento in regione. E lo fa con un progetto all’avanguardia in cui compartecipano pubblico e privato per centrare il doppio obiettivo della sostenibilità ambientale e del risparmio. Da gennaio sono già in rete cinque utenze pubbliche: quattro sedi dell’università (due all’ex cotonificio, i Rizzi e piazzale Kolbe) e il complesso comunale del Palamostre.
Le tubazioni che portano acqua calda in tutta la città si sviluppano dalla centrale di termica dell’ospedale per 13 chilometri. Si stima che a regime possano raggiungere 39 utenze (22 pubbliche e 17 private), con un risparmio di 17 tonnellate di anidride carbonica l’anno.
Il progetto, presentato ieri in sala Ajace, è nato da un accordo di programma tra l’Azienda ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia, l’università e il Comune di Udine ed è il primo esempio in Italia di sistema alimentato dalla centrale tecnologica di un ospedale.
Realizzata da Aton (società partecipata da Siram spa al 99 per cento) insieme con Rizzani de Eccher spa e due cooperative (Ar.Co e Cpl Concordia) la rete è costata complessivamente 113 milioni di euro, coperti in parte dallo stanziamento pubblico di 44 milioni. Per oltre due terzi è dunque il privato (Siram) a mettere a disposizione i propri fondi, in cambio è garantita la manutenzione degli impianti per 26 anni.
«Al momento la rete è realizzata al 70% – spiega Pier Luigi Barollo, responsabile commerciale per l’area del Friuli Venezia Giulia di Siram – e sarà completata entro la fine del 2015. Ma è in funzione dall’inizio del 2014 e i primi condomini saranno allacciati entro la fine dell’estate».
È sufficiente contattare l’Atom per entrare a fare parte del progetto. «Chiediamo una cifra simbolica – sottolinea Barollo –: 20 euro per kilowatt di potenza installata. Per un condominio di 25 appartamenti circa 10 mila euro, che significa circa 400 euro a famiglia per la posa delle tubazioni».
Nella centrale termica dell’ospedale trova spazio un sistema misto di caldaie e cogeneratori. Le caldaie funzionano a metano, così come tre dei cinque cogeneratori. Gli altri due sono alimentati a olio vegetale.
«Una parte del calore generato fa funzionare i frigoriferi di condizionamento per l’ospedale nel periodo estivo – chiarisce Barollo –, fornendo calore e acqua calda all’intero sistema». In città però qualcuno arriccia il naso e paventa l’ipotesi di uno o due gradi d’aumento della temperatura nel periodo estivo, dovuto proprio alla presenza della rete.
«Non c’è nessun aumento della temperatura – ribatte Barollo –, abbiamo altri esempi di centrali di questo genere in diverse città e non si è mai verificato. Anzi, la centrale è monitorata in continuo e le emissioni che inevitabilmente sprigiona sono ben inferiori a quelle delle singole caldaie che va a sostituire». A salutare l’avvio della centrale c’era anche l’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito che ha promosso un «percorso durato molti anni, risultato lodevole di volontà e di coraggio».
L’assessore provinciale all’Edilizia scolastica, Carlo Teghil, ha ipotizzato l’«interconnessione fra la centrale della Provincia che distribuisce vapore alle scuole superiori e la centrale termica dell’ospedale». Il primo cittadino Furio Honsell, rettore dell’ateneo ai tempi del lancio del progetto, ha fatto appello «alla lungimiranza degli udinesi: dobbiamo tutti assieme ridurre le emissioni di gas nocivi in atmosfera». Hanno portato i propri saluti anche il rettore Alberto Felice De Toni e il direttore generale dell’ospedale Mauro Delendi.
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