Udine del 2050 con la ferrovia interrata: vi sveliamo il progetto da 1,5 miliardi di euro

Nella Udine del 2050 «ogni abitante, rinunciando all’auto privata, potrà raggiungere, in cinque minuti al massimo, a piedi o in bicicletta, tutti i servizi indispensabili di uso più frequente». La condizione per trasformare in realtà il sogno di una città “dei 5 minuti” è ricucire lo “strappo” che oggi taglia in due il capoluogo friulano.
Ecco perché il progetto di rigenerazione e trasformazione urbana da 1,5 miliardi messo a punto dall’università si basa sull’interramento del tratto ferroviario che va dall’ex Safau fino all’ex scalo di via Buttrio recuperando i 15,8 ettari di terreno, ora in stato di abbandono, dove sorgeva la fabbrica, e l’ex deposito delle locomotive, utilizzato solo parzialmente, che occupa altri 8,5 ettari.
Sono i due vuoti urbani che lo staff coordinato dal professore di pianificazione urbanistica e responsabile dell’officina di rigenerazione territoriale del Cantiere Friuli per l’ateneo friulano, Sandro Fabbro (insieme a lui lavorano Piero Pedrocco, professore aggregato del laboratorio di progettazione urbanistica, Alessandro Papparotto, esperto in energie rinnovabili, project financing, finanziamenti europei, Luca Vittori, esperto di infrastrutture viarie di Fvg Strade e la neolaureata Karin Drosghig che ha presentato la tesi sul progetto) vuole riempire.
Il nodo principale da risolvere però è quello dell’interramento. Un’operazione che da sola costerebbe, secondo le stime dei professionisti, circa 1,4 miliardi di euro, una cifra enorme, ma non impossibile se all’Italia arriveranno 208 miliardi dall’Ue. Ed è proprio pensando ai fondi del Recovery fund che il sindaco Pietro Fontanini ha deciso di puntare sul progetto “Udine 2050”.
«È una grande opportunità - spiega il primo cittadino - che vogliamo cogliere per proiettare Udine nel futuro. Ovviamente si tratta di un progetto che richiede tempo, ma l’idea è quello di realizzarlo in diversi step. La ferrovia che oggi è una barriera può diventare un’opportunità di sviluppo. A breve incontreremo Rfi e mi auguro che anche la società proprietaria delle infrastrutture sposi l’idea di valorizzare Udine per farne il principale snodo per raggiungere il centro dell’Europa».
Tre sono i principali interventi del piano messo a punto con la regia dell’Università: l’interramento dei binari; la creazione di un corridoio eco-tecnologico con un parco urbano in superficie e connessione digitali ed energetiche accanto ai binari e alla viabilità che sarà interrata; il recupero e l’individuazione di nuove funzioni per l’area dell’ex Safau dove i criteri individuati sono quelli dell’alta attrattività e dell’alto “carico di mobilità”. Criteri ai quali per esempio potrebbe rispondere un polo scolastico o sanitario.
Tra le ipotesi di utilizzo ci sono anche la realizzazione di un polo economico universitario, attività di ricerca e spin-off tecnologico, uffici e servizi di interesse sovracomunale che comportano mobilità verso Udine dall’hinterland, un polo sportivo, un’area verde attrezzata per mercato temporaneo, oltre ovviamente a un polo intermodale del trasporto pubblico su ferro.
Il progetto si sviluppa su tre livelli: lo 0, quello attuale che, libero dall’ingombro dei binari, diventa un nuovo corridoio verde di collegamento urbano lungo l’asse ovest-est; il meno 1 per la mobilità carrabile; e il meno 2, a circa dieci metri di profondità rispetto all’attuale piano per la ricollocazione del sedime ferroviario.
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