Udine, con il vento scatta l'allarme amianto all'ex acciaieria Bertoli

Viaggio tra gli abitanti nelle vie Fusine e Molin nuovo: «Si solleva anche l’eternit. Qualche anno fa abbiamo firmato tutti la petizione ma non è cambiato niente»
Udine 26 Marzo 2018 degrado ex Bertoli © Petrussi
Udine 26 Marzo 2018 degrado ex Bertoli © Petrussi

UDINE. Quando tira vento gli abitanti in via Molin Nuovo rivolgo lo sguardo verso le coperture in eternit dei capannoni fatiscenti dell’ex acciaieria Bertoli. Un automatismo giustificato dal fatto che quelle lastre non dovrebbero stare lì.

L’Azienda sanitaria e l’Arpa non hanno alcun dubbio: quel materiale va rimosso per tutelare l’ambiente e la salute pubblica. «Abbiamo firmato tutti petizioni su petizioni, ma non è cambiato niente», afferma sconsolato Giancarlo Poletto, mentre scende dall’auto ed entra nella sua casa. «Lì dentro – aggiunge – è anche pieno di topi».

Gli abitanti nella zona conoscono da tempo la situazione, sanno che il Comune ha inviato l’ingiunzione alla proprietà che però è in liquidazione e il commissario e il liquidatore della Procedura di concordato ritengono che non spetti a loro bonificare l’area.

Un intervento che, stando a una stima un po’ datata, richiede una spesa di circa 3,5 milioni di euro. Anche l’Arpa ha segnalato al Comune la «situazione di pericolo sia per l’ambiente che per l’incolumità delle persone». Sono questi pareri a preoccupare chi abita di fronte ai capannoni dell’ex acciaieria Bertoli, nella parte più a nord di Paderno: tutti temono che il vento possa disperdere le fibre di amianto presenti nei pannelli in eternit. «Quando c’è vento – racconta una signora arrivata nel quartiere quattro anni fa – svolazza tutto».

L’area si trova tra le via Fusine e Molin Nuovo, una zona prevalentemente agricola. Tra le case non mancano orti e giardini dove crescono le verze. L’ex complesso industriale stona in questa zona trasformata nel tempo in un quartiere residenziale. Si presenta come un bubbone al quale la gente guarda con preoccupazione anche se non manca chi, come Vittorio Mosanghini, sostiene di conoscere i rischi dell’amianto: «Se eviti di toccarlo non c’è alcun pericolo. Le fibre si disperdono solo se i pannelli si spezzano».

Mosanghini ce la mette tutta ma non riesce a convincere i vicini che, invece, ripetono: «Ogni volta che soffia il vento – racconta una signora – penso “chissà se arriverà qualcosa anche da me”. Ogni anno si formano nuovi buchi, guardo sempre con preoccupazione quelle coperture».

Il problema non è nuovo. Non lo è per chi voleva investire in quel luogo e i costi della bonifica hanno rallentato l’operazione. Non lo è neppure per il Consiglio comunale che, negli ultimi anni, più volte ha affrontato il tema. Le petizioni sottoscritte da decine di cittadini al bar “Da Mario”, a Paderno, non si contano più. I cittadini hanno iniziato a raccogliere firme quattro anni fa quando l’allora leader del centrodestra, Adriano Ioan, prese a cuore la situazione richiamando il Comune alle sue responsabilità «per mancata vigilanza ambientale».

Lo fece richiamando la norma prevista dal Regolamento edilizio. Fu allora che l’Azienda per i servizi sanitari iniziò a monitorare l’area anche se l’anno precedente aveva già effettuato alcuni sopralluoghi.

Ora però il tempo sta per scadere e la questione sarà discussa nell’aula del Tribunale amministrativo (Tar). Il commissario e il liquidatore hanno presentato un ricorso per chiedere l’annullamento dell’ingiunzione ricevuta dal Comune.

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