Uccise la moglie a coltellate, condannato a 16 anni

La sentenza del gup del tribunale di Udine per Silvano Cantarutti, 52 anni. Il 2 marzo 2013 colpì a morte la coniuge nella villa di Attimis
Attimis 02 marzo 2013.Omicidio in Villa. Un uomo uccide la moglie..Nella foto il probabile assassino..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Attimis 02 marzo 2013.Omicidio in Villa. Un uomo uccide la moglie..Nella foto il probabile assassino..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

ATTIMIS. In piedi davanti al giudice, Silvano Cantarutti ha ascoltato la sentenza della propria condanna, ha abbassato il capo ed è uscito dall’aula, scortato dagli agenti di Polizia penitenziaria con i quali, poco meno di tre ore prima, era arrivato dal carcere di Udine. Per l’omicidio della moglie Denise Fernella Graham, 43 anni, originaria di Antigua e residente con lui, la figlia di 23 anni e i suoceri ad Attimis, nella villa nella quale, nel pomeriggio del 2 marzo 2013, fu uccisa a coltellate, dovrà scontare 16 anni di reclusione. Tanti quanti ne aveva chiesti la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Raffaele Tito.

La sentenza è stata pronunciata ieri dal gup del tribunale di Udine, Daniele Barnaba Faleschini, a conclusione del processo celebrato con rito abbreviato e discusso nella stessa mattinata, e dopo un’ora e mezza di Camera di consiglio. All’ex muratore di 52 anni, reo confesso dell’assassinio, il giudice ha concesso le attenuanti generiche, ponendole in equivalenza con l’unica aggravante del rapporto di coniugio che la Procura gli aveva contestato. Il difensore, avvocato Elena Antoniazzi, accompagnata in aula dal consulente Vincenzo De Leo, aveva sollecitato proprio la concessione delle attenuanti generiche, oltre che il riconoscimento del vizio parziale di mente e della provocazione. A pesare, nel calcolo della pena, è stato anche lo sconto di un terzo previsto dalla scelta del rito.

Interrogato dagli inquirenti sulle ragioni del proprio gesto, Cantarutti - che quando agì era in preda a uno stato di ebbrezza alcolica, così come la vittima - aveva spiegato di averlo fatto perchè stanco di essere insultato dalla moglie. La sua, in altre parole, non era stata altro che l’ennesima violenta reazione alle continue provocazioni della donna, che - aveva insistito - non perdeva occasione per ingiuriarlo, usando toni che gli erano diventati intollerabili.

A trovare la donna ormai priva di vita, stesa accanto al letto, nella loro casa di via Divisione Julia 9, era stata la figlia, attorno alle 16.30. L’autopsia aveva fissato in 15 il numero delle coltellate che ne avevano causato la morte. Prima di attingerla con un pugnale a lama ricurva, con colpi sferrati al capo e al collo, Cantarutti l’aveva aggredita con una mazza da softball. Gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Cividale avevano precisato come a essere ubriaca o, quantomeno alterata, quel giorno fosse anche Denise: prima di fare ritorno a casa, dopo avere incontrato un amico, la donna aveva consumato almeno cinque bicchieri di vino.

La difesa avrebbe preferito condizionare il rito abbreviato a una perizia psichiatrica sull’imputato. Nell’udienza preliminare, però, il gup aveva ritenuto non sussistere i requisiti di necessità per disporre l’ulteriore accertamento, tenuto conto delle risultanze delle consulenze tecniche già acquisite in atti e tra loro divergenti.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto