TUTTI I LIMITI E LE STRANEZZE DELLE PROVE INVALSI

PAOLO PATUI. E’ appena trascorsa via la settimana delle prove Invalsi, acronimo che sta a indicare quell’Istituito Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione, che ha il compito di...
Di Paolo Patui

PAOLO PATUI. E’ appena trascorsa via la settimana delle prove Invalsi, acronimo che sta a indicare quell’Istituito Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione, che ha il compito di predisporre delle prove oggettive per misurare il livello di preparazione degli italici studenti per poi compararlo con quelli del resto del mondo. Prove che riguardano l’Italia scolastica intera di ogni ordine e grado.

Facciamo chiarezza fin dal principio: che vi sia la necessità di uno strumento capace di misurare ciò che gli studenti sanno e ciò che non sanno è cosa buona giusta. Ma diciamo anche che di meglio si potrebbe fare. Le prove Invalsi tarano le conoscenze e le competenze dei nostri studenti per ciò che concerne l’italiano e la matematica: già! Di questi tempi tarare la conoscenza delle lingue a che servirà mai? Possibile che in tanti anni di Invalsi (almeno 6) a nessuno sia venuta l’idea di saggiare le performance linguistiche? Potremmo confrontarle con quelle degli studenti esteri e capire cosa c’è che non va.

Poi: le prove sono anonime in ottemperanza alle sacre e (in)violabili leggi della privacy. E ciò sembrerebbe diritto sacrosanto, però forse meno oggettivizzante di quanto si possa immaginare. Non ci credete? Scorazzate un po’ su Facebook o in generale sulla rete e troverete un po’ delle risposte che i nostri allievi hanno dato ad alcuni quesiti in virtù dell’anonimato che li ricopre: “Riscrivi le espressioni che seguono sostituendo con l’apostrofo la parte mancante” Risposta: “Se l’avrebbi saputo fare l’avessi scritto, ma siccome non lo sapessi non lo scrivei”. E’ solo uno dei tanti esempi a dimostrare che mica tutti gli studenti prendono sul serio le prove Invalsi come invece fa l’Invalsi e allora forse la presunta oggettività è destinata a restare tale.

Proseguiamo: come sono strutturate queste prove? Fondamentalmente con domande a cui gli studenti devono rispondere scegliendo una delle 3 o 4 possibili risposte. E allora non sarebbe male leggersi ciò che Chris Hedges scrive nel suo Perché gli Stati Uniti distruggono il loro sistema di istruzione  «Il superamento di test a scelta multipla premia una forma di intelligenza analitica, apprezzata dalle imprese del settore finanziario che non vogliono che dipendenti pongano domande scomode, ma che servano il sistema. I test creano uomini e donne che sanno leggere e far di conto quanto basta per occupare posti di lavoro relativi a funzioni e servizi elementari. I ribelli, gli artisti, i pensatori indipendenti, gli eccentrici e gli iconoclasti – quelli che pensano con la propria testa – sono così esclusi». Eccesivo? Ideologico? Forse sì, ma allora per coerenza togliamo dalle nostre videoteche l’Attimo Fuggente e il professor Keating che strappa le pagine dei libri di testo.

Però non confondiamo le acque: qui non si sta dicendo di boicottare le prove Invalsi, ma di dare loro il giusto risalto e di segnalarne gli evidenti limiti che possono essere migliorati. Anche dal punto di vista organizzativo. Perché chi ha elaborato il test deve scaricare l’incombenza della correzione agli insegnanti? Anche perché poi correggendoli ti capita di leggere alcune domande che ti fanno strabuzzare gli occhi: Quali lingue si parlano a casa tua? Tre e solo tre le risposte: italiano, dialetto e lingua a straniera. Il compilatore della domanda decisamente ignora che da anni in Italia esistono lingue minoritarie (tra cui il friulano). Ora se un mio allievo friulitaliofono deve rispondere a tale domanda barrerà la crocetta italiano e poi? Il compilatore del test forse dovrebbe studiare un po’ di più. Direte che di questi tempi c’è di peggio, tra terre che tremano e scuole che saltano in aria. Come darvi torto? Ma come dare torto allora all’allievo che alla domanda “Data l’equazione (3k–6)x-5k+2=0, in cui l’incognita k è un numero reale la soluzione dell’equazione è 0 x K = ?” ha testualmente risposto: io nella mia vita quando mai avrò bisogno di conoscere il risultato di tale equazione?

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