Turbativa d’asta, otto mesi al liquidatore

Assolto dall’accusa di truffa. La difesa è pronta all’appello: era in perfetta buona fede 

PORDENONE. Liquidatore giudiziale finisce a processo per turbata libertà degli incanti e truffa. Viene condannato per la prima ipotesi di reato a 8 mesi e 800 euro di multa, pena sospesa e assolto dalla truffa perché il fatto non sussiste. Provvisionali di 5 mila euro ciascuno per le due parti civili (la ditta Extro e il suo titolare, costituitisi con l’avvocato Bruno Malattia). Risarcimento del danno patrimoniale da definirsi in sede civile.

La Procura ritiene che Luca Bordonali, 46 anni, residente a Pordenone, abbia riferito che all’asta per la vendita di un complesso immobiliare della Elite srl in concordato preventivo, fissata per il 4 febbraio 2012, ci sarebbe stato un altro partecipante. Tale informazione, stando all’accusa, avrebbe indotto il titolare della ditta Extro (fratello del proprietario della Elite) a presentare un’offerta alla vendita senza incanto.

All’apertura delle buste, però, si era scoperto che l’offerta del concorrente era inferiore al prezzo a base d’asta e pertanto inefficace. I prezzi dei tre lotti (uffici, negozi, stabili) erano di 960 mila, 160 mila e 488 mila euro. La prima asta, dunque, sarebbe andata deserta se il titolare della Extro non avesse partecipato e al bando successivo il prezzo di vendita sarebbe stato ribassato.

L’imprenditore non avrebbe mai presentato un’offerta alla prima vendita senza incanto, se ne fosse stato a conoscenza. Anche il terzo, peraltro, aveva presentato l’offerta in previsione che la prima asta fosse andata deserta e che quindi fosse disposto un secondo bando.

La Procura ha ritenuto che il liquidatore ne fosse consapevole perché alla vendita si era presentato con un verbale di operazioni di vendita immobiliare già precompilato nella parte in cui dava atto che l’offerta del terzo non conteneva tutti i requisiti.

L’avvocato di Bordonali, Luca Colombaro, ha sottolineato nella sua arringa come dalle testimonianze di addetti del settore è emerso che i modelli precompilati siano in realtà una prassi e come l’offerta del terzo, in realtà, sarebbe stata tenuta per buona a detta anche di un altro commercialista. La parte civile ha lamentato il danno subito: avrebbe potuto ottenere il complesso a un prezzo inferiore. In tal senso è stata ipotizzata dalla Procura la truffa.

«Il mio assistito – ha concluso l’avvocato a Colombaro – ha agito in perfetta buonafede. L’accusa di truffa è caduta in primo grado, faremo cadere in appello anche quella di turbata libertà degli incanti». (i.p.)

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