Tumori, nuova scoperta dell’università di Udine

UDINE. Novità che potrebbero rivelarsi importanti nella lotta al cancro, il male del secolo. Un’equipe di lavoro dell’università di Udine, diretta dal professor Gianluca Tell del Dipartimento di scienze mediche e biologiche, ha individuato uno dei processi che consente alle cellule tumorali di “resistere” ai farmaci e quindi di proliferare.
«La ricerca - spiega il professor Tell - è stata condotta su un particolare tipo di tumore, la leucemia mieloide che in genere è curabile. Però questa potrebbe essere la strada per mettere a punto nuovi cocktail di farmaci per tipi di cancro più aggressivi e ancora oggi con minori possibilità di guarigione».
Lo studio sviluppato nei laboratori dell’ateneo friulano è durato tre anni ed è stato finanziato dall’Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro) con un contributo di 150 mila euro.
«Abbiamo chiesto il rifinanziamento per altri tre anni - dice ancora il professor Tell - per proseguire sulla strada intrapresa». Il risultato del lavoro è stato pubblicato su “Oncogene”, prestigiosa rivista internazionale di oncologia molecolare del gruppo editoriale “Nature”.
Tecnicamente lo studio ha individuato in alcune forme di leucemia mieloide acuta il meccanismo responsabile della disfunzione molecolare della proteina Ape1 che contribuisce al processo di instabilità genetica associata a queste forme tumorali e che sta alla base del processo di tumorigenesi, cioè allo sviluppo incontrollato, e spesso letale, della malattia.
Tale meccanismo causa l’inefficienza delle cellule tumorali nel riparare alcuni tipi di danno al Dna (come quelli ossidativi o dovuti ad alcuni agenti chemioterapici). La scoperta contribuisce a spiegare, inoltre, uno dei processi attraverso cui alcune cellule tumorali – ad esempio nel cancro ovarico e in quello epatico attualmente oggetto di studio – possono diventare resistenti ai farmaci, con conseguente fallimento delle terapie.
«Lo studio – spiega ancora il professor Tell a capo del gruppo di ricerca composto dai dottori Carlo Vascotto, Mattia Poletto, Lisa Lirussi, Giulia Antoniali ed Elena Casarano – suggerisce che, potendo bersagliare questo meccanismo con nuovi farmaci selettivi, si potrebbe sviluppare una nuova strategia capace di rendere le cellule tumorali maggiormente sensibili al trattamento con gli agenti terapeutici comunemente utilizzati, come i chemio e i radio terapici, aumentandone così l’efficacia e la specificità».
Partendo dai risultati ottenuti, il gruppo udinese, in collaborazione con il National chemical genomic center (Ncgc) e i National institutes of health (Nih) di Bethesda, negli Stati Uniti, ha iniziato ora un nuovo progetto volto allo sviluppo di nuovi farmaci selettivi come adiuvanti nella terapia antitumorale.
«Queste ricerche applicative, i cui risultati incoraggianti sono solo all’inizio, si prevede possano divenire trasferibili alla clinica – tiene a sottolineare Tell – non prima di una decina d’anni». Il professor Gianluca Tell, da molti anni impegnato nello studio delle funzioni della proteina Ape1, è riconosciuto tra i massimi esperti a livello mondiale di queste tematiche.
Hanno collaborato la Clinica ematologica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine (professoressa Daniela Damiani e professor Mario Tiribelli), l’Istituto di genetica di Udine (professor Giuseppe Damante), l’Istituto europeo di oncologia di Milano e la Stony brook university di New York.
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