Truffa dei prosciutti, i processi proseguono: stangati 5 allevatori

Allevavano e vendevano maiali di razza Duroc danese spacciandoli per suini Duroc ma italianissimi. E così le carni degli animali erano trasformate in prosciutti con il marchio “di Parma dop” (acronimo di denominazione origine protetta”).
Una frode in commercio aggravata e durata nel tempo.
E giovedì scorso cinque allevatori dell’Alta Padovana hanno chiuso il conto con la giustizia patteggiando due mesi di carcere convertiti in 15 mila euro di multa a testa davanti al gup padovano Domenica Gambardella.
Gli imputati
Si tratta di tre famiglie titolari di allevamenti suini. Da una parte la contestazione riguarda Mario Duregon, 70 anni, titolare della Agriveneta Rio Bianco a Trebaseleghe in via Rio Bianco, e contitolare con Silvano Duregon, 42, della Mgs srl con sede a Resana (Treviso) in via Venezia, e Marco Duregon, 43 anni, socio del padre in Agriveneta; gli altri imputati sono Simone Duregon, 43, titolare dell’omonima ditta individuale con sede a Montagnana in via Camperiano, e di un allevamento a Loreggia in via Ferrovia, e il padre Gino Duregon, 70 anni, precedente titolare della ditta e residente a Resana.
A difenderli il penalista torinese Tommaso Servetto che già assiste altri allevatori finiti nei guai. Il tema non è nuovo. C’è un disciplinare che detta le regole per la produzione tanto del prosciutto di Parma quanto del San Daniele. Regole rigide che prevedono, tra l’altro, l’uso esclusivo di determinate razze suine o di ibridi , purchè provengano da schemi di selezione o incrocio attuati con finalità non incompatibili con quelle del Libro genealogico italiano per la produzione del suino pesante.
La razza Duroc di origine danese non è inserita nel disciplinare benché sia un’ottima razza per la carne. E il prosciutto di Parma o di San Daniele non può essere prodotto con quella carne. Da qui la violazione penale contestata.
L’inchiesta
Secondo quanto emerso dall’indagine del pm padovano Marco Brusegan, già in servizio alla procura della Repubblica presso il tribunale di Pordenone, gli allevatori avrebbero venduto ai macelli i suini di razza Duroc danese con documentazione di accompagnamento contenente informazioni diverse da quelle reali, indicando che si trattava di animali conformi ai requisiti del disciplinare di produzione della Dop prosciutto di Parma ovvero Duroc italiana: per Marco, Silvano e Mario tra l’1 luglio 2014 e il 3 ottobre 2017; per Simone e Gino tra il 3 gennaio 2015 e il 4 aprile 2017.
L’indagine nasce da un filone torinese, un altro filone era nato a Pordenone. Tutte le cosce suine vendute sono state rintracciate e smarchiate.
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