Truffa, condannata una ballerina di lap dance

CORDENONS. Si sono conosciuti in un night club a Fossalta di Portogruaro, dove lei ballava la lap dance, e sono entrati in confidenza. Lui, un uomo di Cordenons, l’ha denunciata per truffa, riferendo agli inquirenti che la giovane ballerina, una 33enne originaria della Romania e residente in provincia di Treviso, gli ha chiesto in prestito somme di denaro sempre più consistenti senza mai restituirle.
Adelina Mirabela Nicola, difesa dagli avvocato Paolo Salandin e Giuliano Rossi del foro di Treviso, è stata condannata ieri mattina per truffa dal giudice monocratico Andrea Scorsolini a nove mesi di reclusione e 450 euro di multa, con la sospensione condizionale e al risarcimento della parte civile, costituitasi con l’avvocato Paolo Dell’Agnolo, per 35.800 euro.
Il giudice Scorsolini ha disposto la trasmissione degli atti al pm. Il viceprocuratore onorario Cesia Rossi Puri ha chiesto la condanna dell’imputata a otto mesi di reclusione e 900 euro di multa. L’avvocato Salandin, difensore di fiducia dell’imputata, ha concluso invece per l’assoluzione.
La Procura ha contestato alla giovane di aver indotto in errore l’uomo, raccontandogli di dover provvedere all’assistenza del proprio padre in gravi condizioni di salute in Romania e di dover sostenere molte spese per la casa di proprietà del genitore o per l’acquisto di medicinali.
Le somme sono state corrisposte in contanti e attraverso due bonifici bancari, il primo di 8.500 euro e il secondo di 10 mila euro, disposti rispettivamente il 22 e il 23 settembre 2014. La Procura ha inoltre contestato l’aggravante del danno patrimoniale di rivelante gravità.
Durante il processo l’avvocato di parte civile Paolo Dell’Agnolo ha chiamato a testimoniare un trevigiano che ha denunciato di aver sborsato 100 mila euro a favore della stessa ballerina. Quel procedimento penale è stato nel frattempo archiviato dalla Procura di Treviso.
«La nostra linea difensiva – ha precisato l’avvocato Salandin – è che la signorina abbia ricevuto dazioni di denaro volontarie in cambio di prestazioni offerte all’uomo. Il caso va inquadrato come un’obbligazione di natura civilistica, che non ha alcuna rilevanza penale. La sedicente vittima non era un anziano né un disabile, ma un aitante quarantenne. Non rileva nemmeno se abbia usato un pretesto per giustificare la dazione di denaro: se per aver detto una bugia si dovesse essere indagati per truffa, finiremmo tutti a processo».
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