Trovato morto Giovanni Scrizzi, barista e artista

PORDENONE. Lo chiamavano il vulcanico oste artista, e questa definizione era tutta vera, sebbene incompleta. Perché Giovanni Scrizzi, trovato morto nella sua auto oggi pomeriggio nelle grave di Cordenons, non era solo oste e artista, ma anche scrittore, maestro di sauna, laureato in lingue straniere, musicista e poeta, pordenonese doc sebbene di origini portogruaresi.
Giovanni Scrizzi, che avrebbe compiuto sessant’anni il 21 ottobre, si era allontanato da Pordenone giovedì pomeriggio. L’ultima a salutarlo era stata la cameriera del “Caffè Letterario”, ultima sua creatura di successo, innovativa nel panorama culturale friulano. Le aveva liquidato le ultime competenze, dopodiché il suo telefono era divenuto e rimasto muto. Per sempre.
Due giorni di ricerche, sino alle 17 di oggi: il pilota di un ultraleggero decollato dalla Comina ha localizzato la sua auto in un campo difficilmente raggiungibile. Carabinieri e protezione civile, “guidati dall’alto”, hanno raggiunto il campo e accertato che era proprio lui. Da pochi giorni aveva saputo di essere stato escluso dall’appalto, dopo dodici anni, per la gestione del bar nell’ex convento di San Francesco: aveva dimenticato di inserire la fotocopia della carta di identità tra i documenti.
Proprio lì, in piazza della Motta, cuore di Pordenone, aveva cominciato una seconda vita. Uomo colto (era laureato in lingue straniere, con specializzazione in olandese e portoghese, ma parlava anche inglese e tedesco), era uno di quei personaggi che sapeva sempre sorprendere.
Dal 1981 al 1985 aveva gestito il Falconiere (il pub di via Montereale al posto del quale oggi c’è un ristorante cinese), dal 1986 al 1998 il Gallo, la trattoria accanto al municipio; una breve parentesi all’Ave Cesar, a Budoia, quindi il Caffè Letterario. Dietro a un bancone e tra i tavoli dei suoi locali, aveva trascorso una vita di successi e grandi risate, che si scatenavano dai suoi racconti, spesso incredibili, ma reali.
Una sua grande passione, la sauna, di cui era maestro, richiestissimo in Austria, Germania, Svizzera. Il volume Saunamecum (Biblioteca dell’Immagine) fu il frutto di una ricerca condotta in vent’anni in giro per l’Italia e l’Europa del nord alla scoperta dei migliori centri benessere. Un manuale di preziose informazioni (a Pordenone “insegnava” al MareUno) per chi intendeva avvicinarsi all’ universo degli olii essenziali e scoprirne gli enormi benefici per il corpo e la mente. Da questa esperienza era nata quella della musica aromatica, raccolta pure in un libro curato con il professor Enzo Santese. Suo il cd dal titolo inequivocabile: “Aromatic music - L’armonia dello spirito”. Registrato nei Blue Balcon/PoulinerStudios di Azzano Decimo, è una raccolta di brani composti assieme a Philip Pigozzo, e vede la partecipazione di Nevio Basso alla batteria, Piero Cescut al basso, Massimo De Mattia ai flauti, Bruno Del Ben al sax, Luca Grizzo alle percussioni e dello stesso Pigozzo alle tastiere. Aromatici anche i titoli, da Eucalyptus, a Cedro e Sandalo, passando per Limone e Benzoino.
Riteneva sua “musa ispiratrice” Sonia Sist, con la quale aveva condiviso oltre un ventennio di vita. Con lei, oggi commessa in un negozio di Contrata Maggiore, aveva avviato il Caffè Lettario. Nelle due salette c’era chi si trovava a chiacchierare, a bassa voce, e chi a perdersi tra le pagine di un buon libro. «Le porte del Convento - diceva - sono aperte a tutte le anime erranti in cerca di benessere. Quadri e poesia si apprezzano in modo diverso bevendo un caffè biologico o sorseggiando un bicchiere di vino autoctono».
La sua parola d’ordine era cultura: nel bere e nel mangiare (valorizzando i prodotti locali), sui muri e sugli scaffali (due mostre al mese di artisti più o meno noti e una biblioteca), nell’aria (il primo locale con l’aromaterapia). Sino a ieri pomeriggio, a tenere in vita la speranza, nel locale, c’era il fratello Piero. A casa, ad attenderlo invano, la madre ultranovantenne.
A Pordenonelegge aveva presentato “Figheriatacòn” (L’Omino Rosso), compendio della sua filosofia di vita: «Dietro a ogni figheria c’è sempre un tacòn, dietro ogni tacòn c’è quasi sempre una figheria». Da qualche anno era pubblico ministero al “processo e rogo della Vecia”, tradizione pordenonese di mezza quaresima. Giovanni Scrizzi era stato molto altro: musicista (pianoforte e flauto traverso), attore (protagonista del fotoromanzo Male sit tibi), regista, premiato a Portogruaro, per aver saputo riassumere in pellicola e in goliardia i pordenonesi. Con lui se ne va un pezzo di storia della città, ma anche un pezzo di vita, non solo la sua.
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