Trote inquinate, la Cassazione: Bipan non deve risarcire

BAGNARIA ARSA. L’avevano accusata di essere la responsabile dell’inquinamento delle trote allevate nella loro azienda e chiamata in giudizio per risarcire i danni subiti a seguito del sequestro e della distruzione del pesce. Qualcosa come quasi 3 milioni di euro, considerando anche gli interessi maturati da allora. Era il 2005 e la querelle legale in corso da allora tra la Agrifish, poi incorporata per fusione alla Casali fabbrica società agricola semplice, di Bagnaria Arsa, e la Bipan spa di Bicinicco, si è chiusa in questi giorni con il deposito della sentenza della Corte di Cassazione. Sentenza che, confermando quanto già stabilito dal tribunale di Udine e dalla Corte d’appello di Trieste, ha rigettato le pretese risarcitorie - 2.525.958 euro per la Agrifish e 300 mila per il socio amministratore Nicola Campion -, ritenendo indimostrata una qualche responsabilità della Bipan.
Era stata una consulenza disposta dalla Procura ad accertare che la presenza del verde malachite - sostanza il cui utilizzo è vietato nella produzione animale - rinvenuto nelle carni delle trote sequestrate non fosse imputabile al trattamento farmacologico dei pesci e a indicare altresì la presenza della stessa sostanza anche più a monte rispetto alle vasche dell’Agrifish. Da qui, il coinvolgimento della Bipan, che, situata 15 chilometri più a monte, scaricava nel fiume i residui delle proprie lavorazioni del legno, e che si era subito costituita con l’avvocato Paolo Persello, contestando qualsiasi pretesa.
Secondo la terza sezione civile della Cassazione, il quadro probatorio era ed è rimasto insufficiente a dimostrare l’imputabilità di verde malachite alla Bipan. Nel respingere le richieste della ricorrente, i giudici triestini avevano già evidenziato come la stessa avrebbe dovuto munirsi di un impianto di filtraggio idoneo a prevenire il rischio di inquinamento causato da fattori esterni al ciclo produttivo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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