Travolte e uccise da un tir a San Giorgio: ecco chi sono le due vittime

SAN GIORGIO DI NOGARO. Due donne straordinarie, due vere rocce, legatissime tra di loro.
Queste erano Barbara Del Fabbro, e Giustina Zorzet, nipote e nonna, unite anche nel tragico destino di morire insieme, come insieme avevano vissuto.
Barbara Del Fabbro, 45 anni, aveva il commercio nel sangue. Titolare di quattro negozi di arredo casa, intimo e abbigliamento per bambini conosciuti come “Il Mondo dei sogni”: due a Tarvisio, uno a San Giorgio di Nogaro e uno aperto solo qualche settimana fa a Grado.
Dinamica, solare, estroversa, intraprendente e piena di vita, aveva frequentato con profitto le scuole e si era diplomata, ma da subito aveva virato verso il commercio, autentica passione: assieme alla madre Marilena aveva rilevato una cartolibreria in via Udine a San Giorgio di Nogaro.
Qui si era appassionata al lavoro e dopo averla ceduto, aveva rilevato un negozio di fiori vicino al bar Bianco a Torviscosa.
Subito aveva avuto successo, ma il negozio era piccolo e lei aveva altro per la mente.
Si trasferisce a Tarvisio dove apre un primo negozio di abbigliamento invernale e per bambini e cose per la casa: anche questo è un successo e allora decide, dopo aver gestito un punto vendita per pochi mesi in via Roma, di ampliare l’attività a San Giorgio e apre quello in via Europa Unita.
Intanto si sposa e mette al mondo un bimbo che oggi ha otto anni.
Raddoppia l’attività a Tarvisio aprendo una succursale del primo “Mondo dei sogni”. E solo poche settimane fa apre il quarto a Grado, che già pensava di raddoppiare.
La vita di Barbara, pur nella felicità vissuta in famiglia e le soddisfazioni nel lavoro, era stata segnata dalla morte del padre Rinaldo, dirigente della Danieli di Buttrio, deceduto cinque anni fa in Iran a seguito di un infortunio sul lavoro mentre si trovava all’interno di uno stabilimento siderurgico.
Rinaldo, originario di Pagnacco, si era trasferito con la famiglia a San Giorgio per lavorare in acciaieria come direttore, poi aveva iniziato a lavorare all’estero nell’avvio di nuovi stabilimenti siderurgici per la Danieli e non solo.
Barbara adorava il padre, a cui era attaccatissima e quando era morto, aveva mosso mari e monti per riportare la salma in Italia affrontando iter burocratici snervanti.
Lo adorava e ogni volta che parlava di lui gli scendevano le lacrime. Amava dire che «lui era la Danieli, e alla Danieli lo sapevano».
Legatissima alla mamma e alla nonna, con quest’ultima aveva un legame profondo dovuto a una grande stima reciproca.
La nonna che raccontava di origini nobili, originaria di San Canzian d’Isonzo, forte e tenace come lei, era rimasta vedova nel dicembre del 1982, quando moriva il marito Nicolò de Fabris.
Casalinga per una vita, pochi mesi fa aveva deciso di lasciare la casa di Begliano per trasferirsi dalla figlia a San Giorgio di Nogaro.
Lascia anche un’altra nipote, Monica, sorella di Barbara. Che la nonna aiutava puntualmente, quando le forze glielo consentivano, in negozio.
Barbara era amatissima anche dai suoi dipendenti che in lei vedevano non la datrice di lavoro ma l’amica sincera e sempre pronta quando avevi bisogno di una mano.
Marinella, la ragazza che l’aiutava a San Giorgio, l’adorava e con lei si sentiva come parte integrante dello staff del negozio.
Era felicissima della nuova avventura a Grado e stava raddoppiando il negozio appena aperto. Un sogno infrantosi sulla statale 14.
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