Trasforma il legno in arte: una statua è per il Papa

Mario Gori è di Magnano in Riviera. Nel suo studio una copia del David e della Pietà del Michelangelo
Quando appena 12enne ha trasformato un minuscolo pezzo di legna da ardere in una trota, mai avrebbe pensato che a 29 anni di distanza dalle sue mani sarebbe uscita una scultura destinata al Santo Padre.


Marco Gori, classe 1973, tarcentino di nascita e oggi residente a Magnano in Riviera con moglie e figlia di 5 anni, di mestiere fa l’operaio edile. Ma coltiva pure una passione. La scultura su legno. Per questo l’Associazione nazionale forestali (Anfor) del Friuli Venezia Giulia gli ha chiesto di «firmare» l’opera andata in dono a papa Francesco. È stato così che, in sintonia con l’idea che anima tutte le sue opere – «Rispettare, tutelare e osservare l’ambiente che abbiamo attorno» –, ha «immortalato» in un pezzo di quercia la simbiosi tra l’uomo e la natura.


«È la scultura più bella che abbia mai realizzato», commenta con orgoglio, ricordando il viaggio a Roma insieme con i rappresentanti dell’Anfor e l’udienza durante la quale è stato consegnato al Pontefice il dono giunto dal Friuli. È di poche parole Gori. Lo ammette, confermando la sensazione che si ha quando si entra nella sua bottega. Di quel regalo a Francesco non ha mai fatto «pubblicità». «Non amo parlare. Lascio che siano le mie creazioni a farlo».


E sono tantissime quelle che animano il suo laboratorio immerso nel verde, a due passi dal torrente Urana (il corso d’acqua che segna il confine tra i comuni di Magnano in Riviera e Tarcento). Sì, perché quella passione che ha fatto capolino durante la sua adolescenza, dopo qualche anno di stasi, è diventata dirompente e oggi, per Marco, prendere in mano sgorbie e scalpelli, è diventata una necessità. «Mi fa stare bene – afferma –; non appena ho del tempo libero mi metto all’opera. Fin da bambino sono affascinato dal legno, dal suo colore e dai diversi profumi sprigionati dalle varie essenze e ogni volta che la scultura che ho in mente prende vita è un’emozione che si rinnova».


Sugli scaffali della sua bottega che sa di legno –tiglio pino cembro, quelli prediletti – svettano i bassorilievi della giovinezza creativa, diversi animali, la copia del David e della Pietà di Michelangelo insieme ad una sua personale interpretazione de «L’ultima cena». Ma anche tanti angeli, raffigurazioni della Madonna e di Cristo, Natività. E l’opera realizzata per la commemorazione del quarantennale del terremoto – realizzata per la mostra allestita per l’occasione nel Castello di Prampero a Magnano in Riviera –: ritrae un uomo ferito che all’altezza del cuore porta inciso il Friuli. Oltre a numerose figure umane. Uomini e donne. Nudi. Galeotto un viaggio di qualche giorno a Firenze. «Lì ho potuto ammirare da vicino tanti esempi di scultura classica». E il passo verso lo studio dell’anatomia umana – sempre da autodidatta, racconta – è stato del tutto naturale.


«In seguito – aggiunge – ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare un maestro scultore altoatesino che mi dato modo di perfezionarmi». Anche se per Gori la perfezione è una meta che non si deve mai smettere di rincorrere. «La ricerco di continuo, prefiggendomi sempre nuovi obiettivi».


Anche grazie allo studio. Su un pianale, accanto ad un pezzetto di legno inciso dalla figlia che ogni tanto fa compagnia a papà giocando alla scultrice, c’è un libro aperto: la pagina spiega come il legno possa diventare un orecchio.


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