Tra ospiti e personale in 106 case di riposo ci sono quasi duemila positivi: la situazione e l'elenco delle strutture

Uno scorcio della casa di riposo Opera Pia Coianiz di Tarcento
Uno scorcio della casa di riposo Opera Pia Coianiz di Tarcento

UDINE. Al primo posto per numero di contagi da Sars-Cov2 è la casa di riposo Opera Pia Cojaniz di Tarcento con 139 ospiti e 52 operatori positivi. Se si considera che la struttura ha 180 posti letto il 77 per cento degli anziani è affetto da Covid-19.

Al secondo posto si posiziona la Scrosoppi di Tolmezzo con il 50 per cento degli ospiti contagiati (84) ai quali si aggiungono 45 operatori. Poco più giù troviamo le case di riposo di Cavasso Nuovo con 57 ospiti positivi e 14 operatori e di San Quirino anche qui il numero raggiunge le 51 unità: 35 anziani e 16 operatori.

L’elenco è lungo. «Tra l’1 ottobre e il 24 novembre sono stati registrati casi di Covid in 106 strutture, in 39 di queste i contagi hanno riguardato più di dieci persone». Queste le parole usate dal vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, per illustrare la situazione, mercoledì 25, in consiglio regionale rispondendo alle interrogazioni dell’opposizione. Dallo scorso ottobre si contano 1.903 contagiati: 1.334 ospiti e 569 operatori.

L’elenco

Quattordici delle 39 case di riposo con più di dieci casi di contagio si trovano in provincia di Udine, quattro nel Pordenonese, altrettante in provincia di Gorizia e 17 a Trieste. Di fronte al Covid gli anziani restano i soggetti più fragili e anche se tutte le strutture hanno bloccato le visite parenti putroppo non sono riuscite ad annullare il virus.

«Il servizio sanitario – ha aggiunto Riccardi – sta operando con la massima attenzione per contrastare la diffusione dei contagio: ad oggi sono stati contagiati 1.334 anziani e 569 operatori». La situazione è pesante anche perché non è facile sostituire il personale contagiato ed evitare il peggio ai pazienti. Tutte le Aziende sanitarie, ormai da mesi, stanno setacciando le graduatorie senza riuscire a sanare la carenza di personale.

Il contagio nelle strutture

Nelle case di riposo il virus entra attraverso gli operatori e le poche persone che hanno accesso dall’esterno. Ecco perché l’unità di crisi regionale ha deciso di intensificare i controlli riducendo i tempi tra un tampone e l’altro a cui sono sottoposti continuamente gli operatori. Mercoledì, nel corso della seduta del consiglio regionale, è stato affrontato anche questo argomento unitamente alla situazione delle singole strutture che continua a risultare più critica a Trieste, dove le residenze per anzini hanno trovato spazio anche negli appartamenti.

Su quest’ultimo punto l’assessore ha evidenziato che «tra maggio 2018 e agosto 2019, sono giunte complessivamente cinque istanze di ampliamento e otto di nuove realizzazioni per complessivi 1.080 posti letto».

Analizzando la situazione dei singoli territori il vicegovernatore ha precisato che «nell’area Giuliana e Isontina, afferente all’Azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina (Asugi), sono state avanzate rispettivamente due richieste di ampliamento per 25 nuovi posti letto e altrettante nuove realizzazioni per 230 posti letto».

Nell’area afferente all’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), invece, «sono state presentate una domanda di ampliamento e tre richieste di nuove realizzazioni per 378 posti letto, mentre in quella dell’Azienda sanitaria Friuli occidentale i progetti di ampliamento sono due e tre per la realizzazione di nuove strutture per complessivi 447 posti letto».

Le usca

In Aula è stata illustrata anche l’attività svolta dalle Unità speciali di continuità assistenziale, le meglio note Usca create per assistere a domicilio i pazienti. Riccardi ha dettagliato i numeri sulle Usca presenti nei distretti a partire da quello di Udine dove, attualmente, è in servizio un medico con funzione di coordinatore per un’ora al giorno con 7 medici attivi sulle 12 ore, sette giorni su sette.

«Da ottobre – ha spiegato l’assessore – abbiamo gradualmente potenziato i turni in funzione dell’aumentato carico di lavoro: ora sono presenti 5 medici al giorno in turni di sei ore, dalle 8 alle 20, sette giorni su sette e, in affiancamento per formazione, altri due medici». Relativamente al distretto di Tarcento l’Usca, istituita lo scorso 21 aprile, nella prima fase, ha visto operare 4 medici a domicilio, nelle Rsa e nella struttura di accoglienza per stranieri Madonna missionaria di Tricesimo.

«Dallo scorso 2 novembre – sono sempre le parole dell’assessore –, a seguito dell’incremento dei casi, l’attività, con sei medici, è stata estesa anche nei giorni feriali, sette giorni su sette, sulle 12 ore per due turni. La media degli interventi domiciliari per turno è di circa cinque per valutazione e tamponi».

L’Usca del distretto di Cividale attiva dal 21 aprile, invece, ha garantito soprattutto i tamponi nelle residenze per anziani. Dal 2 novembre lavora sette giorni su sette inizialmente dalle 8 alle 14, mentre oggi copre le 12 ore per far fronte alle necessità del territorio e delle residenze protette. Sette i medici operativi e la media per turno è di cinque interventi domiciliari.

Le Usca dei distretti Est (Cervignano-Palmanova) e Ovest (Latisana-San Giorgio) sono dotate, rispettivamente, di sette medici con turni di 6 ore sulle 12 ore, sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, con due medici per turno. Nel distretto di Codroipo, l’Usca può contare su sei medici, dalle 8 alle 14 e dalle 14 alle 20, mentre l’Usca del distretto di San Daniele con sette medici prevede fino a 3 medici dalle 8-14 e due dalle 14-20.

L’organizzazione coinvolge, sette giorni su sette, con 2 o 3 medici pure i distretti di Gemona e Tolmezzo, dalle 8 alle 14 e dalle 14 alle 20. «Tutti i pazienti segnalati vengono contattati e sottoposti a follow up appropriato» ha aggiunto Riccardi secondo il quale le Usca garantiscono almeno 20 visite al giorno. E comunque, per chi volesse controllare, «Tutta l’attività – ha concluso Riccardi – è riportata sul registro elettronico».

La carenza di personale

Anche le Usca fanno i conti con la carenza di personale. Alcuni dei medici neolaureati in servizio hanno segnalato la possibile recessione dal contratto a partire dal 15 dicembre. Si tratta di una scelta inevitabile legata all’avvio delle scuole di specializzazione.

«Si tratta di un’evenienza che produrrebbe una grave criticità per i distretti sanitari» ha sottolineato l’assessore nel ribadire, come ha già fatto più volte, che queste difficoltà sono la conseguenza del sistema di reclutamento e dall’imbuto formativo fino alle incompatibilità dei professionisti.

«È un problema che lo Stato deve risolvere» ha aggiunto l’assessore prima di indicare la strada per far ripartire il sistema: «Serve un piano straordinario per le risorse umane, la revisione del rapporto con la medicina generale e un deciso riequilibrio tra medicina territoriale, a partire dal domicilio anche attraverso la telemedicina, e ospedaliera ancora in preda a comitati pseudo elettorali.

Le terapie intensive

Gli ospedali della regione possono contare su 175 posti di terapia intensiva, in parte già attivi o attivabili in 24-48 ore. Questo il budget indicato da Riccardi prima di snocciolare i dati sui posti Covid raggiunti nel mese in corso: l’Asugi è passata da 12 a 17, l’Asufc da 22 a 30, l’Asfo da 10 a 11, il Burlo da due a uno. Al momento se ne contano 59. —

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