Tra lacrime e dolore l’ultimo saluto a Chiara

Due mila persone al funerale della giovane mamma nel duomo di Tolmezzo La lettera della figlia ha commosso tutti: stammi vicino anche se non ci sei più

Due mila persone con gli occhi lucidi e i volti segnati dal pianto hanno accolto, ieri pomeriggio, nel duomo di Tolmezzo, la salma di Chiara Scalfari, la giovane mamma scomparsa a soli 29 anni, domenica scorsa, a Gemona, nel terribile incidente in cui hanno perso la vita anche Marco Monaro, 25 anni, di Zugliano e Kevin Crismani, 21 anni, di Mortegliano. Oltre al dolore per la scomparsa di Chiara a commuovere le comunità di Tolmezzo e di Cesclans (Cavazzo Carnico) è stata la lettera che la figlia di appena otto anni ha scritto alla mamma indirizzandola in cielo.

A ricordare il contenuto della letterina è stato, nel corso dell’omelia, don Alessio Geretti: «La bambina ha ringraziato Chiara per essere stata la mamma migliore al mondo e ha chiesto a Dio di accontentare ogni sua esigenza in Paradiso. La piccola ha chiesto alla mamma di starle vicino, anche se non c’è più». Parole toccanti quelle pronunciate da don Geretti in un duomo gremito di persone che trattenevano le lacrime a stento. Tutti, dal sindaco di Tolmezzo, Francesco Brollo, agli amici, ai parenti, hanno voluto salutare per l’ultima volta Chiara e stringersi attorno al compagno, Marco Copetti, distrutto dal dolore. Sobria la cerimonia, con pochi fiori e senza alcun eccesso, così come aveva chiesto la famiglia. Portata a spalla dai calciatori del Cedarchis (Arta Terme), la squadra della quale fa parte anche Copetti, la bara è entrata in chiesa tra due ali di folla arrivata con largo anticipo in duomo. La cerimonia funebre è stata celebrata oltre che da don Geretti, anche dal parroco di Cavazzo, don Giampiero Bellini, e da monsignor Angelo Zanello, il quale ha affermato di non credere «che domenica scorsa l’ultima parola su Chiara l’abbia avuta la morte, credo che ci reincontreremo nella vita eterna». Tutto questo mentre le compagne della scuola di danza “Giodanza”, disciplina che Chiara amava molto, deponevano un girasole sulla bara e mentre don Geretti, paragonava quanto accaduto a un viaggio nei boschi delle montagna della Carnia. «Vi sono alberi secolari, maestosi, alti, ma anche un piccolo ciclamino baciato dal sole. Alberi e ciclamino effettuano il loro percorso nella vita, vivendo un lasso di tempo diverso l’uno dagli altri, ma non per questo meno importante. Poi - ha proseguito il sacerdote -, quello che conta, è il ricordo, quanto queste esperienze nel cammino della nostra vita lasciano nel nostro cuore». Chiara è stata un ciclamino, con una vita più breve di altri, ma non per questo meno importante, che ha lasciato nel cuore di quanti l’anno amata un ricordo indelebile. «Se si perde tanto, vuol dire che si ha avuto tanto» ha aggiunto il sacerdote rivolgendosi ai parenti e ricordando le altre vittime della tragedia di Gemona e anche Laura Bassi, di Udine, la ragazza che sta lottando tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santa Maria della Misericordia. La gente è uscita dalla chiesa pensando proprio a quelle vite spezzate, ma soprattutto alla bambina che oggi potrà parlare con la sua mamma senza vederla e senza averla al suo fianco. Da ieri sera, infatti, Chiara riposa nel cimitero di Cavazzo Carnico.

Gino Grillo

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