Torna a Udine il cervello in fuga “rifiutato” dal Politecnico

L’università friulana accoglie il suo laureato da sei anni al Centro di ricerca di Vienna. Lo studioso: a Torino non mi ritengono un bravo insegnante. Giustificazione speculativa
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UDINE. Il matematico rifiutato dal Politecnico di Torino ha chiesto di poter lavorare a Udine. E l’università friulana, a differenza del Politecnico di Torino, si prepara ad accoglierlo a braccia aperte.

La storia di Vincenzo Dimonte, 33 anni, di Spilimbergo, ricercatore precario (post doc) al Kurt Gödel Research center for mathematical logic dell’università di Vienna, è diventato un caso nazionale. Dimonte è uno dei 24 cervelli in fuga che a breve rientreranno in Italia.

Dopo aver superato la selezione prevista dal bando ministeriale intitolato alla scienziata Rita Levi Montalcini, aveva scelto come sede il Politecnico torinese, ma se il rettore di quell’ateneo non aveva nulla da obiettare, il direttore del dipartimento di Scienze matematiche, Fabio Fagnani, non ha considerato lo studioso friulano un’eccellenza. Irremovibile il suo diniego. E così il matematico ha deciso di rientrare nell’ateneo dove si è laureato nel 2006. La sua tesi è stata premiata ad Harvard.

Quella di Dimonte è la storia di uno dei tanti laureati italiani in giro per il mondo che, di fronte alla possibilità di ottenere, dopo tre anni, la cattedra come professore associato, vuole rientrare. Questo l’ha spinto a partecipare al bando nazionale istituito nel 2014 per far rientrare proprio i cervelli in fuga.

Ma il fatto di aver lavorato per sei anni in uno dei pochi centri di ricerca specifici, dove non c’è spazio per l’insegnamento, l’ha penalizzato. «Sono un valido ricercatore, ma non un’eccellenza, il Politecnico non ha motivi di pensare che sono anche un bravo insegnante» riferisce Dimonte nel definire la motivazione con cui il dipartimento del Politecnico ha giustificato il diniego «una giustificazione speculativa».

Dimonte non si aspettava il diniego del Politecnico - «non è stato bello» ammette - anche perché durante i colloqui intercorsi a Torino «gli esiti mi sembravano positivi, si complimentavano, mi dicevano che avevo fatto un bel seminario. Le stesse persone che sostenevano questo, però, pochi giorni dopo mi hanno detto che non sarei stato bravo a insegnare». Difficile pensare che la Logica matematica, il settore in cui lavora Dimonte, sia estraneo al Politecnico visto che, aggiunge il matematico, nel dipartimento «c’è almeno una persona che lavora in quell’ambito».

Ma se Torino ha detto «no» al rientro del ricercatore, Udine coglie la palla al balzo e lo accoglie anche perché buona parte del suo costo sarà sostenuto dallo Stato. «Noi lo accogliamo, la pratica è in corso» conferma il magnifico rettore dell’ateneo friulano, Alberto Felice De Toni.

In attesa di tornare a “giocare in casa”, Dimonte, da Vienna dove l’abbiamo raggiunto telefonicamente, conferma che all’estero assegnisti e dottorandi di ricerca si vedono riconoscere diritti che in Italia non hanno. Qualche esempio? «In Austria il sussidio di disoccupazione, inclusa l’assicurazione sanitaria, è garantita».

In Italia, invece, assegnisti e dottorandi di ricerca sono costretti a indossare le magliette rosse per sollevare il problema. Lo sciopero alla rovescia è solo l’ultima protesta dei precari che vogliono continuare a fare ricerca in Italia.

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