Tomadini, una Pn pedala con le mani in pasta

Sarà un’edizione da record sotto la regia dell’imprenditore che intanto porta nel mondo il nome della città coi suoi prodotti
Di Piero Tallandini

Sulle sue spalle l’onore e l’onere di un’eredità morale che pesa ma che rappresenta anche uno stimolo straordinario. Luigi Tomadini ha raccolto il testimone di Demetrio Moras come presidente del comitato che organizza la Pordenone pedala. Quella che andrà in scena domenica sarà la prima edizione senza Demetrio, autentico padre della manifestazione, da lui ideata nel 1973 e cresciuta sotto la sua spinta fino a diventare una realtà cicloturistica di rilievo internazionale. Eppure non sarà un’edizione più povera. L’esempio etico di Moras, la sua generosità, la dedizione che ha sempre caratterizzato il suo impegno organizzativo sono ancora lì, come una fiamma che continua ad ardere, alimentata da Luigi e dai quasi 200 volontari della Pordenone pedala 2015. «Quando mi sono assunto questo compito sapevo che la macchina organizzativa avrebbe potuto procedere nel solco dell’eccezionale lavoro svolto da Demetrio – spiega Tomadini –. Sapevo anche che tanti aspetti connessi all’allestimento di una manifestazione così complessa, da 5 mila partecipanti, erano esclusivamente di sua conoscenza e che quindi avremmo dovuto “riscoprirli” e impararli a nostra volta. Ma la strada, grazie a lui, era già tracciata e non è stato difficile seguirla anche perché l’onda emotiva della sua scomparsa ha innescato, se possibile, un impegno ancora maggiore da parte dei volontari, mai così numerosi». Il risultato finale si potrà vedere domenica ma intanto l’edizione di quest’anno ha già fatto segnare un record. Demetrio, anche ora che non c’è più, è la forza di Pordenone pedala: «Il suo addio, meno di tre mesi fa, ci ha dato un’ulteriore spinta – conferma Tomadini–. Tutti hanno sentito dentro la voglia di dare qualcosa in più, di esserci. Per questa edizione 2015, infatti, arriveremo a coinvolgere fino a 200 volontari, tra i quali tantissimi giovani. Demetrio ha seminato bene». Nel ricordo del padre della Pordenone pedala, e su iniziativa del Messaggero Veneto, tutti i partecipanti indosseranno una maglietta blu con impresso il volto di Demetrio: una macchia colorata che si snoderà lungo i 30 chilometri tra Pordenone, Corva, Tiezzo, Sant’Andrea di Pasiano e ritorno, con arrivo al parco Galvani, per la consueta pastasciuttata.

E a proposito di pasta, se la Pordenone pedala resta un simbolo della città, Tomadini in questi anni ha continuato a battersi – stavolta nelle vesti di imprenditore – per tenere vivo un marchio che per lungo tempo ha costituito un vanto dell’industria locale. Una storia che parte nel lontano 1843 quando Angelo Tomadini avviò un forno a Pordenone, iniziando anche la produzione di pasta fresca e poi essicata. Il lavoro cresceva e si aprirono punti vendita per poter rifornire, dal cuore produttivo di via Della Motta, tutta Pordenone. Una crescita costante culminata nel 1968 con l’inaugurazione del nuovo stabilimento lungo la statale. In quegli anni vennero acquisiti altri pastifici del Friuli e del Veneto orientale e la Tomadini divenne la maggiore realtà del settore in regione, un prodotto di largo consumo in moltissime famiglie del Nord Est. La storia della Tomadini è proseguita ancora con la quinta generazione e l’ingresso in azienda di Angelo e Luigi. Poi, le difficoltà che hanno portato alla chiusura dello stabilimento a metà del decennio scorso. Ma il marchio pastaio nato in riva al Noncello è ancora vivo grazie alla scelta di puntare sui mercati internazionali. Oggi la pasta pordenonese (la sede della srl è in via San Marco) è sugli scaffali di tutto il mondo anche se non viene più prodotta nel capoluogo della Destra Tagliamento. «La producono alcuni stabilimento in Lombardia e Veneto con le stesse materie prime, le medesime modalità tecniche che impiegavamo nello stabilimento pordenonese - precisa Luigi –. Lo standard qualitativo è invariato. Il 98 % della produzione è attualmente destinata all’esportazione, così come il nostro pomodoro, la cui materia prima arriva dall’Italia meridionale, il nostro olio, che è ligure, e il nostro riso. Esportiamo in tutta Europa, in Russia, in Bioleorussia, in Medio Oriente, in Kuwait, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud, Australia, Stati Uniti e anche a Tahiti. Tutto marchiato Tomadini. Un nome che tuttora porta Pordenone nel mondo».

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