Terremoto, una faglia in movimento sotto l’abitato di Meduno

È il risultato di un’indagine paleosismologica condotta dall’università di Udine. Lo studio è anche finito al centro di una tesi di laurea magistrale

MEDUNO. L’abitato di Meduno è costruito su una faglia attiva e capace (Fac). Una faglia in movimento e in grado di fratturare il terreno, ossia di deformare i depositi postglaciali che risalgono a 20 mila anni fa, qualora si verifichi un terremoto.

E’ quanto emerso dell’indagine condotta dal dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’università di Udine.

E’ stata la Regione, in convenzione con Ispra (Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale), ad affidare all’ateneo lo studio per riconoscere strutture attive e capaci nel Pordenonese e la scelta è caduta su Meduno.

L’individuazione delle Fac assume un ruolo-chiave nella corretta assegnazione della pericolosità sismica e vulnerabilità delle aree urbane.

Lo studio ha visto tra i protagonisti Riccardo Medeossi, udinese di 27 anni, ed è finito al centro della tesi di laurea magistrale di quest’ultimo, dal titolo “Le linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci: il caso di studio del comune di Meduno” (relatrice Maria Eliana Poli).

Riccardo ha partecipato all’ultimo dei quattro gradi di indagine paleosismologica realizzata nel piccolo paese, nel quale sono state scavate due trincee nella zona del ponte Maraldi, nelle vicinanze del cimitero, per osservare se i depositi di materiale nel sottosuolo siano stati deformati dai movimenti della struttura tettonica. E la deformazione c’è stata.

«Sulla base delle risultanze del rilevamento geologico e morfotettonico di dettaglio effettuato nei dintorni di Meduno, è stata rilevata la presenza di una faglia inversa a medio angolo, definita “sovrascorrimento di Maniago” (la faglia attraversa Meduno e arriva nella città del coltello) – spiega Riccardo –.

In seguito a indagini geofisiche, sono state scavate due trincee paleosismologiche, lunghe 25 metri e larghe e profonde 3, con le quali è stato possibile individuare una sequenza di depositi alluvionali e colluviali che ha subito diversi eventi di deformazione compressiva, che hanno dislocato la superficie topografica. In poche parole, tutti gli strati di sottosuolo sono stati deformati dall’azione tettonica della faglia».

Ecco quindi che quest’ultima è stata definita attiva, in quanto si è messa in azione almeno una volta negli ultimi 40 mila anni – e potrà farlo ancora –, e capace, ossia in grado di raggiungere la superficie topografica producendo una frattura del terreno.

Ma prima dell’indagine universitaria si era all’oscuro della situazione? In parte: a mancare era uno studio che consentisse una definizione approfondita e dettagliata sullo status della faglia.

«Esistono un progetto dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) per studiare le Fac e Italy hazard from capable faults (Ithaca), un database creato per raccolta e consultazione delle informazioni disponibili sulle strutture tettoniche attive in Italia, con particolare attenzione ai processi che potrebbero generare rischi naturali – chiarisce Riccardo –.

Un catalogo con dati non esaurienti, tant’è che è in continuo aggiornamento: la faglia di Meduno figura in tale elenco, ma prima dell’indagine dell’università di Udine non ne erano state definite le caratteristiche in maniera dettagliata».

Ma il lavoro di Riccardo, presentato in una serata organizzata al teatro Pasolini di Meduno dal circolo culturale Tiziana Marsiglio, non si è limitato a definire il sovrascorrimento.

«Scopo della tesi è applicare le nuove linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da Fac nell’area pedemontana e in particolare a Meduno – prosegue il giovane –. Le linee guida prevedono che, se in un’area oggetto di studi di Ms (microzonazione sismica) viene individuata una Fac, quest’ultima deve essere studiata per trovarne l’esatta posizione.

Una volta stabilita la traccia della faglia, si dovranno delimitare le zone di sicurezza a seconda del livello di Ms cui si sta operando. Sulla base delle indagini dirette, ossia analisi geologica e morfotettonica, e indirette, ovvero analisi geofisiche, effettuate nell’area di studio, il sovrascorrimento di Meduno è stato definito Fac ed è stato possibile dunque applicare le linee guida».

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