Terremoto in Croazia, il racconto di Giorgio tra gli aiuti dal Friuli: "È il mio tredicesimo sisma, dal 1976 li ho fatti tutti"

La terra trema e il cuore dei friulani batte forte. In quell’istante scatta la solidarietà mai interrotta dal 1976 quando il Friuli sperimentò sulla propria pelle le conseguenze del terremoto. Martedì a poche ore dalla scossa che ha colpito la Croazia a quella catena Giorgio Visintini, 65 anni, di Udine, funzionario della Protezione civile, ha aggiunto un nuovo anello coordinando gli aiuti partiti da Palmanova verso capitale croata. «Abbiamo scaricato tende pneumatiche, coperte e generi di prima necessità» racconta Visintini al telefono dopo aver lasciato il punto di smistamento allestito a una quindicina di chilometri da Zagabria.
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In Croazia la terra continua a tremare, anche ieri mattina gli stessi soccorritori hanno avvertito altre tre scosse di magnitudo 4.9, 4.8 e 4.7. La gente è disperata, a Petrinja e a Sisak si continua a scavare senza sosta tra le macerie.
Il primo convoglio dei mezzi militari messi a disposizione dal Reggimento logistico Pozzuolo di Remanzacco, sui quali con l’aiuto dei Vigili del fuoco di Udine sono stati caricati i container contenenti i beni di prima necessità, è partito lunedì notte seguito da un altro carico arrivato in Croazia nel tardo pomeriggio di ieri. «I comuni più colpiti sono Petrinja e Sisak che complessivamente contano circa 50 mila abitanti. Qui si piangono almeno sette morti. Diversi i feriti trasportati in ospedale.
«Non siamo entrati nella zona distrutta – racconta Visintini –, ma la situazione che ci è stata descritta è simile ad altre che abbiamo già visto: la maggior parte delle case è distrutta». Nelle parole del funzionario della Protezione civile si avverte il dolore e la comprensione che può provare chi ha già vissuto un’esperienza del genere.
«Questo è il mio tredicesimo terremoto – aggiunge – dal 1976 li ho fatti tutti in Italia e all’estero». Visintini ha coordinato le spedizioni in Emilia Romagna, nell’Italia centrale, nello Sri Lanka, in Pakistan e ad Haiti. In ogni Paese i volontari della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia hanno montato tende, gestito le tendopoli e lasciato un segno indelebile che ancora oggi viene ricordato. «Sto ricevendo messaggi dal Molise, i terremotati che abbiamo soccorso 20 anni fa hanno letto che stavamo andando a portare gli aiuti in Croazia e mi scrivono ancora oggi per ringraziarci: “Grazie per quello che avete fatto qui”». Visintini legge i messaggi con un commozione e aggiunge: «Il lavoro fatto dai volontari friulani viene sempre riconosciuto e ricordato. Mi stanno scrivendo anche da l’Aquila e dall’Emilia. Sono tutte regioni dove abbiamo operato per portare un po’ di normalità». Il mezzo su cui viaggia Visintini è a 180 chilometri da Fernetti, ma il pensiero del funzionario entrato a far parte della Protezione civile nel 1988, l’anno della sua fondazione, è ancora tra le popolazioni croate rimaste senza case e affetti alla fine di un anno segnato dalla pandemia. Sembra una storia d’altri tempi che nessuno avrebbe voluto leggere. Neppure Visintini avrebbe voluto farlo, ma ancora una volta ha prevalso lo spirito del soccorritore e con uomini e mezzi è andato e tornato dal luogo del disastro. «Avverto la necessità di aiutare chi ha bisogno fin da quando ero bambino e continuo a farloo con gran soddisfazione» aggiunge prima di menzionare il suo maestro che è stato il commissario di Governo, Giuseppe Zamberletti. «Sono arrivato in Protezione civile dopo aver avuto la possibilità di lavorare, nel 1976, al fianco di Zamberletti che è stato un grande maestro». Visintini non aggiunge altro, rientra a Palmanova e pensa già al prossimo convoglio che non smetterà di partire. Tutto questo avviene mentre l’assessore alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, rileva che «ancora una volta il Friuli Venezia Giulia, forte della sua esperienza e di una consolidata attitudine alla solidarietà, non ha mancato di offrire il proprio aiuto rispondendo tempestivamente alla richiesta della Croazia costretta ad affrontare un’altra emergenza». —
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