Tentò di dar fuoco a un locale, condannato a sei anni

Condannato l’uomo che perse la testa al Mondo Pizza di via Pozzuolo. Era accusato di tentato omicidio. Risarciti titolare e clienti
Udine 28 luglio 2016 mondo pizza Copyright Petrussi Foto Press / TURCO
Udine 28 luglio 2016 mondo pizza Copyright Petrussi Foto Press / TURCO

UDINE. Sei anni di reclusione e risarcimento dei danni a tutti, clienti compresi. È la condanna inflitta a Fabrizio Sguotti, il 45enne udinese che la sera del 27 luglio scorso aveva tentato di dare fuoco al “Mondo Pizza” di via Pozzuolo, dopo che la titolare si era rifiutata di servirgli alcolici in quanto già visibilmente ubriaco.

La sentenza è stata emessa ieri dal gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, al termine del processo celebrato con rito abbreviato e che vedeva l’imputato - in carcere da quello stesso giorno, quando la Squadra volante della Questura lo aveva arrestato, e presente in aula - accusato di tentato omicidio, aggravato dal mezzo insidioso (il liquido infiammabile versato sul pavimento del locale), tentato incendio, aggravato dal futile motivo (il diniego della titolare), e minacce gravi all’esercente e ai suoi avventori.

Imputazioni che il pm Elisa Calligaris, titolare del fascicolo, ha confermato in toto, proponendo una pena finale di dieci anni di reclusione. I difensori, avvocati Luigi Francesco Rossi e Federica Tosel, avevano concluso invece per l’assoluzione, anche in considerazione dell’«incapacità psicofisica» del loro assistito «ad agire adeguatamente e con idoneità offensiva, a causa della sua dipendenza cronica dall’alcol».

Elemento peraltro rilevato «dalle indagini medico scientifiche del perito del giudice, che avevano dimostrato una capacità di intendere e di volere grandemente scemata, ma di cui – hanno osservato – non è stato tenuto conto» Secondo i legali, «a stridere più di tutto sono proprio le aggravanti dei futili motivi: se quella è la sua malattia, è ovvio che venga percepita come una motivazione irresistibile, perché è irresistibile la sua ossessione compulsiva per l’alcol». Scontato l’appello.

Nel valutare il caso, il gup ha concesso all’imputato le attenuanti generiche in regime di equivalenza sulle aggravanti. Alle parti civili, tutte assistite dall’avvocato Piergiorgio Bertoli, è stato riconosciuto il risarcimento per complessivi 10 mila euro alla titolare, 3 mila euro l’uno a due suoi clienti e 2.500 euro l’uno ad altri tre avventori.

Erano stati loro a bloccarlo quando, dopo avere versato una tanica di benzina a ridosso del bancone, aveva estratto dalla tasca un accendino preparandosi ad appiccare il fuoco. «Non è stato fatto alcun accertamento tecnico sugli accendini e neppure sull’infiammabilità del locale, che – aveva rilevato la difesa – aveva una licenza del Comune già in sè implicante l’adeguatezza della prevenzione incendi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto