Tacchino gigante, il record resiste

Fra i sei in concorso quello più grosso pesava “soltanto” 26 chili

ROMANS. Il fascino e la mai spenta simpatia che dalle nostre parti aleggiano ancora nei confronti dell’impero asburgico hanno richiamato domenica a Romans d’Isonzo diverse migliaia di visitatori, giunti in paese per vivere la giornata conclusiva della 182ª Fiera di Santa Elisabetta, concessa nel lontano 1834, a favore dei romanesi, dall’imperatore d’Austria Francesco I. A farla da padrone è stata come ogni anno la pesatura pubblica del tacchino gigante, simbolo e icona della fiera nella sua funzione propagandistica, ma soprattutto prelibata pietanza. A suo tempo si decise, ad Aiello e a Romans, di puntare sul tacchino come pietanza per i visitatori, per contrastare il piatto d’anatra, che furoreggiava nella fiera di San Martino a Cervignano. La pesatura pubblica del tacchino, condotta da Elisa Michellut, si è tenuta davanti a una folta platea, sul palco posizionato in piazza Candussi, che ha ospitato le autorità, dal sindaco Davide Furlan, col suo vice Michele Calligaris e gli assessori Alessia Tortolo e Raffaella Scarazzolo, alla presidente della Pro loco Patrizia Guadagnini e a un rappresentante del Comune di Sempeter–Vrtojba. Quest’anno sono stati sei i tacchini che si sono confrontati alla bilancia, sulla quale si sono posati gli occhi degli spettatori assiepati sotto il palco, sperando di poter assistere al superamento del record che dal 2008 appartiene all’allevatore locale Alberto Scapicchio, il cui tacchino, del peso di 32,4 chilogrammi, finì nel Guinness dei primati. Record che ieri ha resistito alla grande, visto che il tacchino primo classificato, “Nerino”, del romanese Renato Ceccotti, già vincitore nel 2014, pesava “soltanto” 26 chili, contro i 27,3 dello scorso anno, superando Sebastiano Murgut, secondo con un pennuto di 24,6 chili e Stefano Di Bert, giunto terzo. (e.c.)

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