Taboga si arrende: chiude la macelleria equina

Il 30 aprile giù la saracinesca di uno degli ultimi negozi del genere in provincia

BUJA. Dopo 64 anni di attività, chiude una delle ultime macellerie equine della provincia di Udine. È quella gestita da Bruno Taboga, sulla strada provinciale osovana alle porte di Avilla. Chiuderà i battenti il 30 aprile.

«Vado in pensione – racconta Taboga –, non è più possibile tirare avanti. Abbiamo continuato a crederci fino a che abbiamo potuto proponendo carne di qualità e solo di quel tipo, perché quando in una macelleria trovi di tutto diventa un market».

Una macelleria che era stata aperta dalla madre di Bruno, Elsa Forte, e lui l’aveva ereditata nell’immediato dopo-terremoto, dal 1978. «Abbiamo lavorato bene per trent’anni. Una volta c’erano 19 macellerie di questo tipo nella provincia di Udine, prima di me ha chiuso quella di via Zanon a Udine. Oggi, da un lato ci sono quelli che difendono i cavalli, dall’altro i soldi sono sempre meno a disposizione delle famiglie: certo, il nostro è un prodotto che costa un po’ di più, ma è carne con più sangue, meno grassi e più proteine».

Bruno fa notare che anche il suo fornitore, un allevatore di Villanova, un tempo gestiva 25 negozi alla volta mentre oggi ne ha al massimo uno o due, una prova evidente che la domanda è sempre più bassa.

Per Buja invece è una attività un tempo inserita perfettamente nel contesto di una cittadina immersa in uno splendido ambiente dove l’attività agricola e dell’allevamento erano degli elementi caratterizzanti mentre oggi quell’interesse è venuto sempre meno.

Taboga spiega che non solo chiuderà ma metterà in vendita tutto l’edificio sull’osovana, che oltre alla macelleria comprende anche la sua abitazione. «Come ho detto – ribadisce – vado in pensione: quello che mi dispiace è che non ci sia stata la possibilità di permettere una continuazione di questa attività, magari con la presa in carico da parte di qualcuno più giovane ma oggi sarebbe impossibile. Un tempo, era tutto più semplice, anche la burocrazia oggi non ti permette di sopravvivere facendo un lavoro di questo tipo fondato sulla qualità. Sono state fatte altre scelte che non guardano alle tradizioni del nostro territorio». (p.c.)

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