Sul Friuli Venezia Giulia si abbatte lo tsunami chiamato Illy

UDINE. I movimenti a sinistra, destra o centro, nella settimana politica del Fvg che si appresta ad andare in archivio, passano, decisamente, in secondo piano di fronte alla “madre di tutte le notizie” – frase forse un pochino esagerata, ma che rende bene l’idea di quanto questa novità possa incidere negli equilibri locali – e cioè l’assoluzione di Riccardo Illy e della sua giunta dall’accusa di danno erariale.
Una decisione presa dalla Corte dei conti che torna a spalancare all’ex governatore le porte della politica. Il Pd, da parte sua, ha immediatamente fatto quadrato attorno a Sergio Bolzonello – cui è arrivata anche l’assicurazione da parte dello stesso Illy della non intenzione di sfidarlo alle primarie –, ma esistono mondi, in Friuli, che si sono già mossi per cercare di modificare lo status quo e lanciare l’ex governatore nella corsa per le Regionali.
Percentuali di riuscita dell’operazione? Basse, molto basse perché l’unica via per concretizzare, eventualmente, questo piano sarebbe un passo indietro di Bolzonello.
Opzione, in concreto, impossibile perché il vicepresidente è stato investito dall’assemblea regionale del Pd e non ha alcuna intenzione di gettare la spugna.
L’opzione cui, realmente, si sta pensando dentro al partito, in particolare con il capogruppo alla Camera Ettore Rosato vero maître de cérémonie dei dem del Fvg, è una candidatura di Illy al Senato nel collegio uninominale che comprende Trieste e Gorizia. Qualcuno mormora anche di una possibile “doppia chance” con il ruolo di capolista al proporzionale abbinato alla corsa maggioritaria, ma quello slot dovrebbe essere assegnato, salvo stravolgimenti, a Franco Iacop.
Ci si lavorerà sopra nei prossimi giorni – con i fari puntati sulla direzione nazionale di martedì a Roma – nel corso dei quali bisognerà anche definire il resto del risiko delle scelte.
Il toto-candidature, al momento, assegna, alla Camera, il collegio di Pordenone a Giorgio Zanin, a Francesco Martines quello di Udine e a Giorgio Brandolin il Goriziano.
Il resto, però, è un rebus. Debora Serracchiani, oltre al ruolo di numero due al proporzionale, punta all’uninominale di Trieste – un pochino troppo “pieno” di big in caso di placet di Illy alla corsa –, nell’Alto Friuli ha rifiutato la candidatura Giorgio Baiutti ed è complesso anche lo schema al Senato.
Se, come proposto inizialmente, a Pordenone dovesse passare Patrizia Del Col, nel secondo collegio servirà obbligatoriamente un uomo con un’opzione Francesco Russo – che al pari di Paolo Coppola non ha ancora rinunciato al capolista del proporzionale per palazzo Madama – sempre valida e “calda”. Insomma, come confessa un dem di alto lignaggio «siamo ancora in alto mare».
Settimana importante – ma anche qui non ancora decisiva – pure a centrodestra. Il guazzabuglio che ha portato al ritiro di Roberto Maroni in Lombardia e alla scelta di Attilio Fontana come suo erede nella campagna elettorale per il Pirellone, infatti, è destinato a incidere anche in Fvg.
Il Corriere della Sera, prima di tutto, ha ricostruito le trattative che hanno portato Silvio Berlusconi ad appoggiare Fontana con la Lega che, in cambio, avrebbe messo sul piatto la rinuncia alla candidatura di Massimiliano Fedriga in Fvg – consegnando quel ruolo al forzista Riccardo Riccardi – oltre a quella di sindaco di Brescia, la seconda città più importante della Lombardia.
Non soltanto, però, perché poi sulle pagine de la Repubblica è stata Mariastella Gelmini – cioè colei che si è “ritirata” per aprire le porte a Fontana – a confermare che «dopo la Lombardia, il Carroccio non potrà avere anche il Friuli».
Riccardi, dunque, torna in vantaggio nella corsa a candidato governatore con l’auspicio che questa diatriba – dove va inserito anche il ruolo di Fratelli d’Italia – venga risolta al più presto senza attendere l’esito delle Politiche.
A proposito del 4 marzo, poi, è impensabile che se Matteo Salvini dovrà davvero rinunciare al Fvg non pretenda una sorta di compensazione sui collegi. In particolare pare che il Carroccio abbia chiesto a Forza Italia di farsi carico di quello che potrebbe essere assegnato a Renzo Tondo – Alto Friuli, ma da ex presidente attenzione pure a una possibile corsa a Gorizia o Trieste –, di due delle tre donne che la coalizione dovrà mettere in campo tra Camera e Senato rivendicando anche l’uninominale di Udine.
Tutti temi al centro delle discussioni dei prossimi giorni. Intanto, però, si può ipotizzare un primo schema di gioco di partenza.
Il Pordenonese – anche se resta da vedere in quali posizioni – dovrebbe essere terreno di battaglia di Fratelli d’Italia (con Luca Ciriani) e Lega (è pronta Vannia Gava) mentre Manuela Di Centa potrebbe essere schierata direttamente da Berlusconi anche se non si sa dove.
Il resto è un gioco di incastri. Massimo Blasoni parrebbe blindato nel ruolo di capolista al Senato – ma attenzione alle possibilità di uninominale – Stefano Balloch ha come opzione il collegio di Udine (Camera e che ingloba anche Cividale) oppure quello “numero due” al Senato (anche qui con la città ducale compresa).
E se resta da capire chi correrà a Gorizia e Trieste per Montecitorio (cioè nelle due aree teoricamente più deboli per il centrodestra alle Politiche), finiranno capolista al proporzionale Fedriga per la Lega e Sandra Savino in quota Forza Italia.
Temi, equilibri e rapporti di forza che, vada come vada, andranno risolti al massimo entro lunedì 29 gennaio quando – alle ore 20 – scadranno i termini per la definizione di liste e candidature.
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