Stufa non a norma, fratelli in tribunale

Esalazioni di monossido da un impianto a pellet: sette gli interventi dei pompieri
ANTEPRIMA Majano 2 GENNAIO 2006.morte per monossido le prove Copyright Massimo Turco Foto Agency Anteprima Udine
ANTEPRIMA Majano 2 GENNAIO 2006.morte per monossido le prove Copyright Massimo Turco Foto Agency Anteprima Udine

Sette interventi dei vigili del fuoco in due anni. Due principi di intossicazione denunciati. E una battaglia a colpi di carte bollate destinata a culminare in un procedimento giudiziario. Colpa di una stufa a pellet e delle esalazioni di monossido provocate dall’impianto di riscaldamento.

Siamo nella zona di viale monsignor Nogara: protagonisti della vicenda due fratelli e i rispettivi nuclei familiari, che abitano in un fabbricato su due livelli. La sorella che vive al piano terra riscalda il proprio alloggio con una stufa a pellet: la canna fumaria dell’apparecchio sbuffa sopra la veranda dell’appartamento del fratello, incastonato nel muro tra l’ingresso e il soggiorno. «Quando accendono la stufa, l’aria qua si fa irrespirabile», alza gli occhi al cielo la cognata della donna che abita al pianterreno, raccontando la vicenda mentre con la mano sparpaglia sul tavolo le carte che raccontano una storia lunga anni.

Il problema? Il monossido di carbonio che il funzionamento della caldaia a pellet provocherebbe. Di fronte alle sofferenze respiratorie del marito la donna chiama sette volte i pompieri, l’ultima venerdì scorso. In un paio di occasioni i vigili del fuoco effettuano le misurazioni e compilano il verbale: il monossido c’è, seppure in «concentrazione bassa, con un picco massimo di 9 parti per milione». Sebbene le misurazioni strumentali effettuate abbiano «escluso nei locali la presenza di prodotti della combustione», come si legge in una comunicazione del comando dei vigili del fuoco al Comune, lo sbocco del condotto in copertura viene giudicato irregolare, con la conseguente richiesta di adeguamento dell’impianto e il parere contrario al suo utilizzo. In seguito a questa comunicazione, il dirigente del Dipartimento comunale di gestione del territorio emana nell’ottobre del 2016 un’ingiunzione nei confronti della proprietaria dell’appartamento al piano terra dello stabile, stabilendo che «l’impianto termico in questione non può essere utilizzato». Serve un adeguamento, che tuttavia non viene effettuato: tant’è che un anno dopo, nell’ottobre del 2017, viene nuovamente richiesto l’intervento dei pompieri, che evidenziano ancora una volta la presenza di monossido di carbonio nei locali al primo piano. «Abbiamo affidato tutto a un avvocato – spiega la moglie del proprietario dell’alloggio al piano più alto –. C’è una perizia tecnica che conferma le nostre rimostranze: vogliamo andare fino in fondo, quella stufa così non può funzionare». Un caso-limite, in un periodo in cui si moltiplicano gli interventi dei vigili del fuoco per malfunzionamento degli impianti di riscaldamento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto