Strassoldo sfiduciato, Provincia commissariata
Il presidente Marzio Strassoldo è stato sfiduciato. Il responso del consiglio provinciale di Udine è senza appello: 29 sì alla mozione di sfiducia, contro un solo no, quello di Valeria Grillo. Dopo 72 giorni di crisi, in Provincia è arrivato il commissario

Venerdì 7 dicembre, ore 10.50. Finisce qui il secondo mandato del presidente Marzio Strassoldo e, con esso, il governo provinciale del centro-destra. Perché alle 10.50 di una mattina dal cielo plumbeo, il responso del voto dei 30 consiglieri in aula è senza appello: 29 sì alla mozione di sfiducia contro Strassoldo e un solo no, quello della fedelissima Valeria Grillo. Così, dopo 72 giorni di crisi, iniziata dal patto svelato dal Messaggero Veneto tra Strassoldo e l’ex vice sindaco Italo Tavoschi, dimissioni rassegnate e ritirate, interminabili trattative e giorni di veleni, le porte di palazzo Belgrado si spalancano al commissario. Ma anche al rinnovo dell’amministrazione, in primavera, quando saranno indette nuove elezioni provinciali.
Le ultime ore da presidente.
Il consiglio è previsto alle 9.30 e Strassoldo varca il proprio ufficio attorno alle 9. Forse non ha ancora deciso se presentarsi in aula, certo è che per tutta la mattina resta impassibile nel proprio studio e dedica quelle che saranno le sue ultime ore da leader provinciale a far valere la sua presidenza, a prendere decisioni proprie, come quella di sostituire il vice segretario generale dell’ente.
I banchi vuoti.
La prima immagine della fine di un'era arriva dalle poltrone in aula normalmente occupate dalla giunta e dal presidente, poltrone che restano vuote. Dopo le dimissioni, infatti, gli ex esponenti dell’esecutivo sono ritornati “consiglieri semplici” e si accomodano tra i banchi del centro-destra. E vuoto resta anche lo scranno di Strassoldo, che non assiste a quello che per 72 giorni ha definito “il suicidio del centro-destra”.
Le dichiarazioni finali.
Il consiglio prende il via alle 9.50 e in previsione prima del voto ci sono solo gli annunci di Udc e An. E invece a chiedere la parola è Franco Costantini (Fi), nonostante il suo gruppo abbia già fatto sapere che voterà a favore della mozione. Ma il suo è uno sfogo personale, per dire che quella sedia vuota, quella del presidente, non gli va proprio giù, perché la ritiene una mancanza di educazione e rispetto. Si sfoga, Costantini. E lascia poi la parola all’Udc che con il capogruppo Andrea Mansutti ribadisce il sì alla mozione. Per An, invece, parla l’ex vice-presidente e assessore Renato Carlantoni, anche lui per annunciare il sì, per spiegare che la giornata è triste perché l'epilogo del commissario non aiuta né la politica né le istituzioni. Ma anche per ringraziare Strassoldo per le molte cose positive fatte in sei anni. Alle 10.10, invece, si consuma la solitudine di Valeria Grillo, che appena prende la parola viene lasciata sola in aula da 29 consiglieri, quelli di centro-destra e centro-sinistra, che si alzano e se ne vanno.
Il pubblico.
Aula affollata, come durante il consiglio del 23 aggiornato a oggi. Ma rispetto a 15 giorni fa poche sono le grida o le proteste, a esclusione di alcuni confronti duri tra singoli. Il pubblico, dunque, affolla il salone del consiglio, applaudendo in sole due occasioni: quando i consiglieri abbandonano l’aula contro la Grillo e a mozione approvata. Al voto. Il meccanismo prevede il voto palese, per appello nominale. Il compito di chiamare uno a uno i consiglieri è di Quai che comincia l’appello ricevendo un sì via l'altro, alcuni pronunciati dai consiglieri alzandosi dal proprio posto, altri mesti. Ma su 30 esponenti a dichiararsi favorevoli alla mozione sono in 29. E l’unico no arriva dalla fedelissima di Strassoldo, la Grillo. A Quai, alle 10.50 non resta che la sintesi della giornata: «La mozione è approvata. Signori, mi dispiace. Buon giorno».
L'ira di Strassoldo.
Per 72 giorni l'ha definito un suicidio. E ieri lo ribadisce. Spiegando anche che il suo futuro politico sta nella costruzione di una lista autonomista da mettere in campo alle regionali, ma pure alle provinciali.
Il commissario.
Ora il compito di reggere il lavoro di presidente, giunta e consiglio sarà di Gianfranco Spagnul, direttore regionale alle autonomie locali. Spagnul resterà provvisoriamente in carica, fino a quando, cioè, il presidente Fvg Riccardo Illy nominerà il traghettatore verso le elezioni di primavera, nomina che arriverà dopo un incontro con i capigruppo di centro-destra. Tempi tecnici permettendo, il commissario probabilmente arriverà a gennaio.
L'ultimo pranzo.
La plumbea giornata dei consiglieri provinciali si conclude con un pranzo, centro-destra e centro-sinistra nella stessa sala. Un pranzo per salutarsi, ma salutato anche da ospiti inattesi, come il sindaco Sergio Cecotti e i big forzisti Ferruccio Saro e Isidoro Gottardo. Un pranzo per commentare quanto appena accaduto, ma anche per guardare al futuro. Alle provinciali 2008.
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