Strage di api, nasce il comitato salva-agricoltori

UDINE. Veleni nelle coltivazioni, nasce il Comitato a tutela degli agricoltori. I contadini si difendono dalle accuse di inquinamento ambientale lanciate dalla Procura che avrebbe portato allo sterminio delle api. Dicono che i prodotti finiti sotto la lente di ingrandimento del tribunale e trovati in elevate quantità nelle api analizzate, sono commerciali, che chiunque può acquistarli e utilizzarli.
Non vogliono passare come i capri espiatori della vicenda. Dicono di essere stati diligenti nell’utilizzo del Mesurol (l’insetticida al centro dell’inchiesta) e sostengono che le responsabilità per la moria delle api dovrebbe essere cercata altrove. Venerdì sera, a Pagnacco, oltre una cinquantina di persone ha suggellato la nascita del Comitato spontaneo autoconvocato degli agricoltori, dei terzisti e degli affittuari del Friuli Venezia Giulia.
«Dopo le ispezioni e i sequestri della polizia forestale della scorsa estate, si è diffuso un certo allarme fra gli agricoltori – ha raccontato l’avvocato Cesare Tapparo, cui è stata già affidata una dozzina di mandati per il Riesame –. Poi, in seguito a notifiche, avvisi di garanzia e sequestri preventivi, è stato convocato un incontro ufficiale per costituire il Comitato.
Ora affrontiamo le misure cautelari, che rappresentano soltanto la prima ondata di notifiche. Gli agricoltori ispezionati erano oltre 400, quindi credo ci siano altre novità in arrivo».
Lunedì 11 Tapparo sarà in Procura per l’accesso agli atti. Il Comitato si avvale di un pool di tecnici (fra questi anche Carlo Pascolo) per confutare la tesi accusatoria, ma il presupposto della difesa è che gli agricoltori hanno utilizzato con diligenza l’insetticida.
«Ammesso e non concesso che sia come scritto nell’imputazione, e cioè che il Mesurol è la causa della moria di api nel Friuli Centrale, quella è una sostanza autorizzata e anche la massaia può acquistarla per curare le proprie piante da fiore – ha sottolineato Tapparo –. Questa sostanza, per come è utilizzata dagli agricoltori, con le cautele imposte, non può avere prodotto questo tipo di evento dannoso.
La responsabilità va cercata a monte, e il Comitato intende tutelare la dignità degli agricoltori che hanno già un sacco di altri problemi».
Ma non è tutto. Perché il Comitato propone anche una tesi alternativa. «La moria delle api è indubbiamente collegata al macroscopico sfruttamento, ai fini commerciali, delle capacità produttive delle stesse – sostengono gli agricoltori –, alle quali si sottrae il miele e per la loro alimentazione si utilizzano, impropriamente, alcuni sostitutivi privi dei principi nutrizionali di cui ha bisogno l’ape».
Per i coltivatori, quindi, le api sarebbero morte per ragioni diverse e non certo per l’utilizzo del Mesurol. Il Comitato rileva e lamenta che dalle inchieste nel settore agroalimentare avviate negli ultimi sei anni dalla Procura della Repubblica di Udine e di Pordenone, emergerebbe un sostanziale «accanimento» nei confronti del mondo agricolo del Friuli Venezia Giulia, relativamente a temi investigativi e di indagine che sono, in teoria, di carattere e interesse generale e nazionale, quindi non solo locale.
Il Comitato si appella alla Regione, affinché metta in campo «un impegno concreto a tutela degli agricoltori, poiché è bene elogiare e sostenere le eccellenze agroalimentari e della nostra agricoltura friulana, ma occorre anche tutelarla attraverso una diversa azione da parte dell’Ersa». —
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