Storia naturale, è boom di visite Il direttore: ci serve il museo

di Giacomina Pellizzari
Sono i numeri da record - la mostra sui dinosauri, nell’ex chiesa di San Francesco, ha già registrato 15 mila visitatori - a “giustificare” la realizzazione del Museo friulano di storia naturale che ha al suo attivo un milione di reperti, 40 mila volumi e 15 dipendenti. Gli stessi che stanno lavorando al progetto culturale da affidare ai tecnici prima della gara d’appalto. Un bando atteso da oltre 10 anni, da quando il museo è stato “sfrattato” da palazzo Giacomelli e inscatolato, in ambienti climatizzati, nel capannone al Partidòr. «Per noi - assicura il direttore Giuseppe Muscio - è importante avere una sede funzionale, un riferimento fisico. Perché il nostro è uno dei 10 maggiori musei di storia naturale italiani». Un progetto che, dopo la decisione del Comune di realizzarlo nell’ex Frigo, attende di sapere se la Regione è ancora intenzionata a finanziarlo.
Dove dovrà sorgere il museo?
«Per noi il luogo è indifferente, nell’ex Frigorifero o nell’ex caserma dei vigili del fuoco va bene comunque, l’importante è poter disporre di un luogo dove valorizzare quello che stiamo facendo da sempre».
Come deve essere questo luogo?
«In grado di fornire una lettura multidisciplinare delle scienze. Un punto di formazione permanente dove comprendere qualcosa di più sui cambiamenti climatici o sulle cellule staminali. L’obiettivo è far arrivare le informazioni giuste su temi che in futuro richiederanno delle scelte al 90% della popolazione che ha le potenzialità per comprendere tutto questo, ma non gli strumenti».
Quindi lei condivide il binomio Museo di Storia naturale-museo della scienza?
«Sì lo condivido perché non voglio un museo dove la gente guarda file di armadi pieni di reperti, bensì un luogo dove grazie alle nuove tecnologie si potranno scoprire e comprendere i fenomeni naturali».
Stiamo parlando di un museo che non ha nulla a che vedere con quello chiuso 10 anni fa.
«Premesso che palazzo Giacomelli è stato chiuso quando gli allestimenti della sezione geologica non erano ancora completati, non possiamo certo pensare, come avviene per le gallerie d’arte che sono la copia del loro catalogo, a un percorso museale che si chiude con la sala dell’uomo come i libri di scienze. Il fatto che il Friuli Venezia Giulia è la regione con la maggior biodiversità in Italia, ci consente di dare una lettura diversa, integrata, dove il territorio diventa lo spunto per affrontare i problemi globali».
Dieci anni senza museo quanto vi ha penalizzato dal punto di vista scientifico?
«Non abbiamo problemi di visibilità scientifica, gli studiosi continuano ad arrivare da tutto il mondo per studiare le nostre collezioni».
Su quanti visitatori può far leva il nuovo museo?
«Palazzo Giacomelli registrava 10 mila visitatori l’anno».
Il problema costi di gestione si porrà?
«Il problema gestionale si può semplificare visto che i grandi numeri sui dipendenti dei musei sono fatti da uscieri e sorveglianti. Con un minimo di organizzazione i costi si possono abbattere».
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