Stop del Comune: contro i bivacchi dei richiedenti asilo arrivano i cartelli

I segnali saranno installati nelle principali aiuole del centro Continuano gli arrivi: in città ospitati novecento migranti
Udine 12 settembre 2018 profughi Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Udine 12 settembre 2018 profughi Agenzia Petrussi foto Massimo Turco



In arrivo in città i cartelli anti-bivacco. Il Comune ha deciso di acquistare alcuni appositi segnali e li posizionerà nei prossimi giorni sulle principali aiuole del capoluogo. Saranno in tre lingue, italiano, friulano e inglese, e riporteranno la scritta di “divieto di calpestare le aiuole” con «l’obiettivo – spiega il sindaco Pietro Fontanini – di preservare gli spazi verdi da atteggiamenti che nulla hanno a che vedere con il loro utilizzo».

Un chiaro messaggio a chi nei pomeriggi assolati si mette all’ombra di qualche pianta. Ma soprattutto un chiaro invito ai richiedenti asilo - e su questo il sindaco Fontanini è limpido - a non bivaccare. Un comportamento che spesso nel passato ha scatenato le proteste da parte dei residenti e che il primo cittadino non è più disposto a tollerare. D’altronde l’abbellimento della città e l’arredo urbano sono sempre stati i cavalli di battaglia della campagna elettorale di Fontanini e ora il sindaco li vuole mettere in atto.

Le maggiori grane per la giunta arrivano, invece, dall’immigrazione. Il primo cittadino, fin dal primo giorno del suo insediamento, ha chiesto e preteso il rispetto dell’accordo Anci-Viminale che stabilisce in 2,5 per mille la quota dei richiedenti asilo presenti sul territorio. In sostanza a Udine dovrebbero esserci circa 250 profughi, vista la presenza di quasi 100 mila residenti, ma non è così. Anzi, le presenze sono quasi il quadruplo. E sono peraltro raddoppiate da quando Fontanini ha vestito per la prima volta i panni del sindaco della città, ovvero da maggio. Allora i migranti nell’ex Cavarzerani erano 250. Oggi sono 550 contando anche gli ultimi trenta arrivi (il numero massimo mai registrato negli ultimi quattro mesi) di ieri sera.

Ma non solo. Lo sforamento della quota di 320 profughi stabilito dal nuovo bando che dovrebbe entrare a regime nei prossimi giorni con un nuovo gestore (ricorso della Croce Rossa permettendo), ha fatto sì che la Prefettura ordinasse di riaprire anche l’ex caserma Friuli, dove risiedono ora circa 90 rifugiati.

Se si considerano anche i 250 richiedenti asilo dislocati negli appartamenti gestiti da consorzi e cooperative e rientranti nel progetto Aura - iniziativa che verrà comunque stoppata per volontà dello stesso sindaco a partire dal primo gennaio - il totale dei migranti arriva a toccare quota 900. Certo, non sono numeri avvicinabili a tre anni fa quando alla Cavarzerani si toccarono 1.300 presenze, ma rappresentano comunque un motivo di preoccupazione per l’attuale giunta, che si è trovata a fronteggiare anche l’apertura della sezione distaccata della commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato, prima dislocata a Gorizia.

«Non siamo in uno stato di emergenza – sottolinea Fontanini – ma è inevitabile che questo numero deve assolutamente calare. Se ne devono andare – esclama ancora il sindaco –. Su questo siamo stati chiari fin dall’inizio». Quasi venti giorni fa un primo trasferimento di cinquanta profughi dalla Cavarzerani ad altri centri di accoglienza nel Centro Italia alleggerì momentaneamente le presenze. Ma dopo nemmeno tre giorni, a fronte degli incessanti arrivi, la situazione era tornata allo stato precedente. «Ci auguriamo – conclude Fontanini – che il prefetto si attivi nel più breve tempo possibile affinché ci siano altri trasferimenti». —



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