Stop alla Cciaa unica, Pordenone fa ricorso mentre la Regione temporeggia

Le categorie chiedono di più al governo e Agrusti avvisa: "La spartizione mette a rischio la tenuta del Fvg, non si fa macello delle imprese". Da Pozzo, invece, non segue la linea dura

PORDENONE. Nessun passo indietro. La Camera di commercio di Pordenone durante una giunta urgente riunitasi venerdì mattina (il presidente Pavan collegato al telefono, nella sede di corso Vittorio c’erano il vice Cesare Bertoia, Michelangelo Agrusti, Silvano Pascolo, Donatella Bianchettin, Luigi Piccoli) ha dato seguito a una strategia che era già stata delineata: in caso non passi la linea della Camera di commercio unica regionale – lunedì l’ultima parola l’avrà il consiglio dei Ministri – sarà ricorso. Ricorso al Tar del Lazio – già al lavoro l’avvocato Bruno Malattia e i costituzionalisti Giovanni Maria Flick e Francesco Bertolini – con cui si cercherà di sollevare l’eccezione di incostituzionalità. «Siamo certi che la Regione farà altrettanto per coerenza con le proprie scelte» hanno detto le categorie pordenonesi.


Ma l’assessore Gianni Torrenti, lasciato suo malgrado a gestire una patata bollente che ben poco ha a che fare coi suoi referati, con una nota ha spento gli entusiasmi, facendo intendere che il ricorso della Regione non è affatto certo: «Dal momento che il nostro parere non era vincolante, che non abbiamo competenza e che le motivazioni addotte dal Governo sono tecniche, e anche se un eventuale ricorso appare essere in capo ai soggetti direttamente coinvolti, faremo comunque un approfondimento. La posizione politica della Regione è stata espressa, sia pure a titolo di principio, in conferenza Stato-Regioni».

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La Regione insomma prende tempo. «Riteniamo che questa sia un’opportunità sprecata – ha detto Torrenti a proposito della mancata scelta della Camera unica –, anche in considerazione della debolezza della Camera della Venezia Giulia rispetto a quella del Friuli. In ogni caso, sia pur nei tempi necessari alla predisposizione di una norma ad hoc, l’accorpamento rimane sullo sfondo. E dunque confidiamo che l’obiettivo di un’unica Camera di commercio in Friuli Venezia Giulia possa essere comunque raggiunto».

Che l’imbarazzo sia forte anche in giunta regionale è evidente, visto che la posizione ufficiale della Regione, che si era espressa anche contro i malumori di alcuni territori per una Camera unica regionale, è stata sconfessata dalla medesima parte politica.

«Quanto è accaduto ieri è un fatto grave – ha esordito Bertoia – perché non sono state rispettate le volontà dei territori». Pungente Agrusti: «Non si fa macello delle imprese e delle loro rappresentanze. Questa è una vicenda che avrebbe del grottesco se non fosse devastante. Un mese fa il ministro Calenda mi aveva confermato di voler seguire la linea della Regione, la giunta regionale si è espressa con chiarezza per la Camera unica, poi un papellum all’ora di pranzo ha cambiato le carte in tavola. Presto capiremo come sono andate le cose, ma non dimentichiamo che tutta la vicenda è nata da un emendamento alla legge arrivato di notte come Nicodemo». Agrusti ha ringraziato i politici pordenonesi – «dai parlamentari ai sindaci, al vicepresidente della Regione che si sono spesi» – e anche l’assessore Torrenti «per come ha condotto la partita a Roma. Però, ci perdonerà, ma parlare di “rammarico” come ha fatto lui è del tutto insufficiente».

Secondo il presidente di Unindustria «creando una spartizione tra Trieste e Udine, dopo la cancellazione delle Province, si mette a rischio la tenuta di questa regione. Sia chiaro che la Camera di commercio unica non è certo nata per fare un favore a Pordenone, che in quel contesto dovrebbe comunque far valere la propria voce». Pascolo ha fatto appello a Calenda ricordando che «le imprese hanno bisogno di essere governate e bene». Ha quindi rimarcato la coesione del territorio – l’istanza pordenonese è stata sostenuta dai 50 sindaci del territorio – «come non era mai avvenuto. Siamo più coesi che mai». Un’unità territoriale ribadita da Piccoli e Bianchettin.

Ma segnali a Trieste non giungono solamente dalle categorie economiche. Agguerrito il segretario provinciale del Pd Giuliano Cescutti: «Se qualcuno pensava di fare lo sgambetto a Sergio Bolzonello, penso che quanto avvenuto ci dica una volta di più che il candidato da sostenere nel 2018 sia proprio lui».

Ma Udine non segue Pordenone sulla linea dura: «La posizione emersa - conferma il presidente della Cciaa, Giovanni Da Pozzo - è quella di Unioncamere, ovvero di una unificazione in due tappe».
 

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