“Sprecopoli” all’Aussa Corno ex vertici e consiglieri a processo

Rinviati a giudizio tutti gli imputati: sono accusati di malversazione per 10,9 milioni di euro I difensori avevano eccepito sull’indeterminatezza dell’imputazione e sul ruolo di pubblici ufficiali
San Giorgio Di Nogaro. Zona Industriale Aussa Corno. Telefoto copyright Petrussi Foto Press
San Giorgio Di Nogaro. Zona Industriale Aussa Corno. Telefoto copyright Petrussi Foto Press
Tutti a processo. La presunta “sprecopoli” eretta attorno al Consorzio per lo sviluppo industriale della zona Aussa Corno, nella Bassa friulana, approderà in aula, davanti al tribunale collegiale di Udine, il prossimo 12 dicembre. Il decreto che dispone il giudizio è stato emesso ieri dal gup Matteo Carlisi, a conclusione dell’udienza preliminare che, lo scorso 28 giugno, aveva visto le difese impegnate in un corale tentatuvo di demolizione dell’impianto accusatorio con argomenti di fatto e di diritto.


Alla luce degli elementi di prova portati dagli inquirenti e ritenendo comunque necessario l’approfondimento dibattimentale per alcune delle molteplici questioni sollevate in aula, il giudice ha quindi accolto la richiesta avanzata dai pm Viviana Del Tedesco - titolare dell’inchiesta sulla bonifica fantasma nella laguna di Marano e Grado, da cui scaturì il presente procedimento - e Marco Panzeri. Malversazione ai danni dello Stato per quasi 11 milioni di euro in relazione all’acquisto di una serie di terreni a prezzi considerati fuori mercato l’ipotesi di reato da cui gli allora vertici della Ziac (oggi in liquidazione) dovranno difendersi.


A risponderne sono l’ex direttore, Marzio Serena, e l’ex presidente, Cesare Strisino, entrambi sotto inchiesta fin dalle prime battute dell’indagine e gli unici a finire anche nel mirino della Corte dei conti, oltre ai sei consiglieri che nel triennio 2008-2011 sedettero accanto a loro al tavolo decisionale: Roberto Duz, allora vice presidente della Ziac (espressione del Comune di Torviscosa, di cui era il sindaco), e i consiglieri Pietro Del Frate (Comune di San Giorgio di Nogaro), Nicola Del Frate (Provincia di Udine), Ernesto Milan (Autorità portuale), Vincenzo Spinelli (Mediocredito) e Cristina Papparotto (Confindustria). Nel procedimento, il Consorzio - nella persona del commissario liquidatore Marco Pezzetta - si è costituito parte civile con l’avvocato Roberto Paviotti.


Condotte dalla Guardia di finanza di Udine, le indagini avevano puntato i fari sull’utilizzo di 10.910.481,93 euro dei 21.265.702,54 complessivamente ricevuti in sette anni (tra il 2002 e il 2009) dalla Regione per operazioni diverse da quelle cui erano stati destinati. E cioè, in particolare, per l’acquisto delle aree dell’ex Oleificio, dell’ex Montecatini ed Ex Cogolo, dell’ex Decof e dell’ex Radicifil, a prezzi ritenuti gonfiati e con tanto di accollo delle spese di bonifica, in barba agli interventi programmati nei cosiddetti “Piani Porti” per il completamento di infrastrutture a Porto Nogaro. Le operazioni sono avvenute tra il 9 aprile 2010 e il 20 luglio 2011 e avrebbero contribuito a incrementare il saldo negativo del consorzio, indicato in 2.066.976,52 al 31 dicembre 2013.


Rigettando la questione di nullità del capo d’imputazione per «indeterminatezza» del tempo in cui il reato sarebbe stato commesso, avendo il pm indicato - a detta dei legali - una forbice temporale e non un momento consumativo preciso, il gup ha invece definito i fatti «ben delineati» e quindi tali da garantire «la tutela del diritto di difesa». Respinta anche l’idea che la malversazione, contestabile a «chiunque, purchè estraneo alla pubblica amministrazione», tagli fuori Strisino e Serena, come sostenuto dai rispettivi difensori Luca Ponti e Maurizio Miculan, essendo «il Consorzio un ente pubblico economico». Secondo il gup, la sua natura lo rendeva comunque «estraneo all’apparato organizzativo della Pa». Una conclusione che, a parere di Ponti, assegna agli imputati una «flessibilità» di ruolo che varia con il variare del procedimento in cui si ritrovano coinvolti. «Nella vicenda Marchetti (chiusa con assoluzione,
ndr
) – ha ricordato –, entrambi erano stati considerati pubblici ufficiali e, in quanto tali, accusati di abuso d’ufficio».


Argomenti di merito a parte, a profilarsi all’orizzonte, intanto, c’è già la prescrizione: il termine decorrerà il prossimo ottobre.


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