Sposato a Udine e in Tunisia, a giudizio

UDINE. Accusato di bigamia. E cioè di essersi unito in matrimonio per la seconda volta, senza avere provveduto prima a sciogliere il vincolo coniugale con la donna che aveva sposato undici anni prima. Il caso, decisamente inusuale, è approdato ieri davanti al gup del tribunale di Udine, Andrea Comez, che, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto il rinvio a giudizio dell’uomo, un operaio tunisino di 37 anni, residente in città e marito, contemporaneamente, di un’italiana e di una connazionale.
Il processo comincerà il 29 maggio. Ed è in quella sede, nel corso dell’istruttoria dibattimentale, che l’avvocato Franco Feruglio si è riservato una migliore difesa, tesa a ribadire in particolare l’assenza di una piena consapevolezza da parte del proprio assistito della differenza che esiste tra l’istituto della separazione e quello del divorzio.
Il rapporto tra lui e la sua prima moglie, una friulana di 31 anni, si era interrotto già nel 2014, quando il tribunale li aveva dichiarati legalmente separati. Il che, naturalmente, non lo autorizzava ancora a ritenersi libero di sposare un’altra donna. Tempo una dozzina di mesi, invece, e la sua vita coniugale era raddoppiata. Tornato in Tunisia per un breve periodo, si era accasato con una donna del posto.
Era stata l’ex, rimasta sola a Udine con i loro tre bambini, a fiutare l’inganno e avviare le verifiche. A fare cascare il palco è stato il certificato civile chiesto alle autorità tunisine e trasmessole con traduzione italiana. Sopra, l’uomo risultava coniugato con una connazionale.
Apriti cielo. Tanto più, considerando che a complicare la loro relazione si erano aggiunte le denunce sporte dalla donna per presunta violazione degli obblighi di assistenza familiare. Poi, al suo rientro in Italia, un ordine di esecuzione della Procura lo aveva visto finire dritto in carcere a scontare una condanna diventata definitiva.
Tornato in libertà lo scorso ottobre e in cerca di lavoro, l’uomo dovrà ora affrontare un doppio fronte giudiziario: quello penale, per l’ipotesi di reato di bigamia - fattispecie punita con la reclusione da uno a cinque anni -, e quello civile, con le pratiche di divorzio attualmente in corso.
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