Soltanto uno su dieci va alla messa festiva Il vescovo: un dato da non sottovalutare

«Non possiamo più sottovalutare gli scricchiolii allarmanti che si odono dietro una facciata rassicurante». Mai era stato così esplicito, il vescovo di Concordia-Pordenone Giuseppe Pellegrini. A metà della visita pastorale – ha gà toccato 98 parrocchie – comincia a tirare le somme di una Chiesa che, nei decenni, soprattutto gli ultimi, è completamente cambiata. «Sono saltati i paradigmi culturali e le grandi narrazioni della storia. La società secolarizzata non solo ha abbandonato Dio, ma sta abbandonando anche l’umano».
La conseguenza più tangibile? Il termometro è rappresentato dalla messa domenicale e dal catechismo. Il vescovo parla di un vero «crollo della partecipazione alla messa domenicale». Secondo l’Istat, nel 2015 – ultimi dati ufficiali disponibili – la frequenza alla messa festiva era del 29 per cento (33 dieci anni prima). Dalle nostre parti, i dati sono ancora più tirati. «In media – dice il vescovo – la frequenza si aggira sull’11-12 per cento, in alcune zone non più dell’8-9 per cento». Ovvero, a messa la domenica ci va un cittadino su dieci.
Altre constatazioni: la quasi totale assenza dei giovani nella vita della comunità; la mancanza dei genitori nel processo di generazione e trasmissione della fede ai figli; la sensibile riduzione delle vocazioni e dei matrimoni. Ad aggravare il quadro, ancora il presule, «la perdita di reputazione causata da scandali finanziari e da abusi sessuali».
Il vescovo affida alla diocesi tre spunti di riflessione: la riscoperta del battesimo, ovvero la corresponsabilità; la riforma delle parrocchie e della pastorale; la revisione dell’esercizio del ministero ordinato (ovvero il coinvolgimento anche dei diaconi permanenti e dei laici nella liturgia). Tirerà le somme nell’autunno 2021, al termine della visita pastorale, agli “stati generali” della Chiesa locale.
Prova ad analizzare la situazione don Elvio Morsanuto, vicario per la pastorale. «È venuta meno la fede? Si respira una cultura in cui Dio non è più importante, di conseguenza è venuto meno anche il senso di appartenenza a una comunità. Sicuramente la Chiesa ha fatto fatica a rinnovarsi e, infatti, il tema del primo incontro tra preti e laici è stato: proviamo a pensare a un rinnovamento della pastorale, ad agganciare la gente di oggi».
Papa Francesco parla di una chiesa missionaria, in uscita. «Le missioni oggi sono qui, tra i lavoratori, gli ammalati, nel mondo dell’economia, dello sport, della sanità, del tempo libero. Occorrerà formare persone che abbiamo competenze in questi campi: nulla può essere lasciato all’improvvisazione».
Diminuisce anche la frequentazione del catechismo, ma non tutto è negativo: «Restano i giovani che, alle superiori, diventano animatori, anche nei campi scuola estivi e in altre attività. L’Università li porta poi altrove. Occorre, ad esempio, rinnovare gli oratori, perché siano luoghi “di piazza”, dove i ragazzi si sentono accolti, ma soprattutto protagonisti, organizzatori di relazioni, liberi».
E i “laici”? «Essendo pochi i preti, già in altre parti – dice don Morsanuto – le parrocchie sono affidate ai laici. Il sacerdote mantiene la sua funzione, ma ci devono per forza essere presenze diverse: i diaconi permanenti e persone laiche formate».
Occorrerà un cambio di mentalità: «In Francia, da tempo i funerali vengono celebrati da laici. Ora anche a Bolzano». Qui ci siamo abituati ad avere il diacono ai battesimi. LO vedremo sempre più anche ai funerali, e il passo successivo sarà, appunto, il modello alto-atesino. «Intanto inneschiamo il processo: la Chiesa è configurata come 400 anni fa – conclude don Morsanuto – ma oggi tutto è cambiato». Dimentichiamoci la formula “abbiamo sempre fatto così”.Probabilmente la svolta è vicina. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto