Solo un friulano su tre accetta di sottoporsi al test sierologico

Il 69% dei contattati dalla Croce Rossa rifiuta l’invito a partecipare all’indagine epidemiologica. L’attività coordinata dal ministero prosegue. Esperti perplessi sulle nuove linee guida dell’Oms

UDINE. Sarà che la fase acuta dell’emergenza è alle spalle. E che persino l’Oms, non senza polemiche, ha rivisto al ribasso tempi e modi della quarantena, suggerendo di considerare guarito semplicemente chi non ha sintomi legati al Covid-19 da più di tre giorni. La corsa ai test sierologici, se non si è arrestata del tutto, è certamente rallentata rispetto ai giorni in cui l’esame del siero era ambitissimo, crocevia determinante per l’ottenimento di quella patente d’immunità che pareva la strada maestra per mappare la diffusione del virus.

Un valido termometro per misurare lo scarso appeal dei test sierologici in regione è fornito dai dati sull’adesione all’indagine di sieroprevalenza voluta dal Ministero della Salute e gestito dall’Istat, con il supporto della Croce Rossa. In Fvg soltanto una persona su tre tra quelle contattate ha accettato di sottoporsi al test: un dato che, per quanto superiore alla media nazionale, risulta ampiamente sotto le aspettative della vigilia delle istituzioni.

Continuano le chiamate in Fvg per i test sierologici: i dati comune per comune

Il 31 per cento dice sì. Il monitoraggio è partito con il freno a mano tirato, in ritardo rispetto a quanto previsto in un primo momento. E non si è ancora concluso, nonostante il grande impegno degli operatori della Cri, che anche in Friuli Venezia Giulia stanno contattando da un mese i 7.900 corregionali inseriti nel campione rappresentativo elaborato dall’Istat. Fino a questo momento, soltanto il 31 per cento ha accettato di sottoporsi al test sierologico, che viene effettuato nei centri prelievi di 23 strutture sanitarie individuate dalla Regione. Ad analizzare il campione di sangue prelevato sono i tecnici del laboratorio d’analisi dell’ospedale San Polo di Monfalcone.

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Proprio per cercare di aumentare l’efficacia dell’indagine, anche gli operatori della Cri effettuano materialmente il prelievo in alcuni casi particolari, sollevando dall’onere il personale delle aziende sanitarie. Grazie al test è possibile individuare eventuali anticorpi diretti contro il virus Sars-CoV-2, anche nei soggetti asintomatici o con sintomatologia lieve.

MEMORIE, UN LUOGO PER RICORDARE CHI NON C'È PIU'

Più adesioni rispetto al Veneto. L’adesione del Fvg è superiore rispetto a quella del resto del Nord. Per fare qualche esempio, il Veneto e il Piemonte si fermano al 21 per cento, mentre la Provincia Autonoma di Trento arriva al 29. In queste settimane gli addetti delle cinque centrali telefoniche della Croce Rossa stanno ricontattando i soggetti che non hanno risposto la prima volta.

L’Oms e i tamponi. Intanto sono cambiate le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per il rilascio dall’isolamento dei pazienti che hanno contratto l’infezione da nuovo coronavirus. Non servono più necessariamente due tamponi negativi a distanza di almeno 24 ore, oltre alla guarigione clinica per interrompere la quarantena. Le linee guida provvisorie prevedono i tre giorni senza sintomi (inclusi febbre e problemi respiratori) come criterio sufficiente a escludere la trasmissione della malattia. Una revisione dei processi inizialmente più rigorosi che anche in Italia non ha mancato di far discutere la comunità scientifica.

Per Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Padova «sono messaggi che mancano di coerenza e lasciano sconcertati. In questa epidemia l’Organizzazione della Sanità non ha sicuramente brillato per tempestività ed esattezza». In attesa del pronunciamento formale del Comitato tecnico-scientifico, chiamato in causa dal ministro della Salute Roberto Speranza, «è opportuno continuare a ripetere i tamponi ogni ventiquattro ore», indica Walter Ricciardi, rappresentante del governo italiano all’Organizzazione mondiale della sanità.

«Aspettiamo ma il mio parere personale è che si dovrebbe continuare la pratica della tamponatura, con due test a 24 ore di distanza». Sullo stop all’isolamento dopo tre giorni senza sintomi e senza la conferma di un tampone, Ricciardi osserva che «questi tre giorni sono in realtà dieci dall’inizio della sintomatologia perché il virus ha cinque giorni in media di incubazione».

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