Il sogno di Erik, oro europeo a squadre nello skeet: «Adesso voglio le Olimpiadi
Pittini, carnico delle Fiamme Oro, si racconta: ha vinto l’oro europeo a squadre, adesso sposta il mirino più in alto: «A 17-18 anni mi allenavo da solo a Verzegnis e ho anche pensato di smettere»

A un mese dall’oro europeo nello skeet a squadre, Erik Pittini sogna le Olimpiadi, più che mai.
Sogna, ma resta saldamente coi piedi per terra, con la consapevolezza che per arrivare alla rassegna a cinque cerchi è necessario, prima, diventare il tiratore da battere, quello che sale sul podio a tutte le competizioni, nazionali e internazionali.
In tal senso, di strada da fare ce ne è ancora tanta, ma il Poliziotto di Sutrio ha dalla sua parte doti innate e tanta determinazione.
Si definisce un carnico doc, caratteristica che va a braccetto proprio con la determinazione. La sua storia, del resto, è caratterizzata da grande tenacia e spirito di sacrificio, sia da parte sua che della famiglia carnica, senza l’appoggio della quale, ora, non sarebbe a lottare concretamente per il sogno olimpico nel tiro al volo.

A settembre Erik Pittini compirà 28 anni. Tra pochi mesi diventerà anche papà grazie alla fidanzata Giulia, con cui, a Carlino, ha dato vita a nuova famiglia e acquistato casa a pochi passi dal campo di tiro al volo di Porpetto. È lui a raccontarci la sua storia, con orgoglio.
Erik, che cosa le ha lasciato l’esperienza europea?
«Da ogni competizione mi porto sempre a casa qualcosa, al di là del risultato. Al rientro faccio sempre un’autovalutazione, cercando di capire su quali aspetti migliorare. So che per raggiungere risultati importanti è necessaria determinazione e tanta fatica. Ora guardo ai prossimi obiettivi.
E quali sono?
«L’obiettivo a lungo termine è l’Olimpiade, ma in questo momento non sono pronto per una competizione di quello spessore. Da qui in poi è necessario iniziare al collezionare successi importanti, in tutte le gare a cui partecipo, a iniziare da quella per il titolo italiano a inizio settembre. Poi, più avanti, ci saranno i mondiali».
È entrato nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro solo un anno fa. Quanto ha inciso questo cambiamento sui risultati?
«Sono entrato in Polizia a marzo 2024 e questo è stato fondamentale per la mia stabilità economica e per potermi allenare con serenità per le competizioni importanti. In precedenza, non è stato facile conciliare allenamenti costanti e di qualità con la necessità di un reddito, per potermi mantenere. Fino al 2024 mi sono dedicato a lavoretti saltuari, senza continuità, dando per lo più una mano ai miei genitori, che gestiscono un hotel ad Arta Terme. Avevo bisogno di allenarmi e di avere flessibilità».
E i suoi genitori l’hanno appoggiata in questo?
«I miei genitori, Cristina e Fabrizio, sono stati sempre molto chiari: sii determinato e provaci e noi ti sosterremo. Senza di loro non avrei mai potuto provarci. Ho avuto una mano importantissima anche da mia nonna Caterina, che ci ha lasciato l’anno scorso a 101 anni. Lei mi sosteneva sia moralmente che economicamente».
Non deve essere stato facile tenere duro.
«Gli ultimi 7 anni sono stati molto complicati, in effetti. Sono stati anni di sacrifici, anche perché nel 2017 ho conosciuto Giulia, la mia attuale compagna, con cui, dopo un po’ di frequentazione, c’erano dei progetti importanti».
Siete riusciti a superare le difficoltà?
«Sì, abbiamo comprato casa a Carlino, non distante dal campo di Tiro al Volo di Porpetto, dove mi alleno ormai da diversi anni. E tra pochi mesi diventerò papà. Da quando sono entrato in Polizia ho la possibilità di dedicarmi esclusivamente agli allenamenti e per questo ringrazio di cuore le Fiamme Oro, così come il Tiro al Volo Porpetto, con cui c’è grande affiatamento e sintonia».
In mezzo a tutte queste difficoltà, ha mai pensato di smettere?
«La crisi, in realtà, c’è stata quando ero più giovane. Tra i 17 e 18 anni mi allenavo da solo a Verzegnis; tutti i miei compagni avevano ormai smesso e mi sono fatto prendere dallo sconforto. Mi sentivo solo e mi chiedevo se avesse ancora senso continuare, nonostante avessi delle capacità importanti».
E come ne è uscito?
«Ho ricevuto una chiamata dalla nazionale per un raduno. Il contesto azzurro mi ha dato nuova motivazione. Lo staff ha creduto in me, mi ha portato all’estero per la Coppa del Mondo Juniores e per un piattello non sono entrato in finale. Anche se subito dopo non sono arrivati risultati importanti, quello è stato veramente un momento di svolta. Da lì ho resettato e ricominciato, trovando a Porpetto un campo ideale per gli allenamenti. All’inizio facevo il pendolare, ma poi ho conosciuto quella che è diventata la mia fidanzata e mi sono trasferito da lei».
Ha già fatto vacanze o non c’è tempo, visti gli impegni imminenti?
«Ho già trascorso una settimana a Sutrio, tra le mie montagne, dove mi sono rilassato molto e ho rivisto i miei familiari. Ero lontano dalla Carnia da un paio di mesi, perché ero impegnato con i lavori nella nuova casa, anche se i miei genitori sono sempre venuti a trovarci. Ho ricominciato ad allenarmi per gli italiani. Diminuirò il carico di lavoro solo a ridosso della competizione».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto