Snidero lascia l’ospedale dopo 40 anni di professione

Il primario di Chirurgia è in pensione: è stato 15 anni al Sant’Antonio e 25 a Udine Ha salutato tutti prima del focolaio Covid. «Difficile dire come sia entrato il virus»





In queste ore guarda all’ospedale Sant’Antonio con un pizzico di nostalgia e preoccupazione il dottor Daniele Snidero, che a San Daniele è stato primario di Chirurgia per 15 anni, fino a poco più di un mese fa quando, tagliato il traguardo dei 40 anni di professione, è andato in quiescenza. Ha salutato colleghi e collaboratori una manciata di giorni prima che in seno al plesso ospedaliero divampasse il focolaio di Covid che ha causato quasi 100 contagi tra degenti e personale.

«Difficile – esordisce il medico – dire cosa sia stato a portare il virus all’interno dell’ospedale, quel che mi pare di poter affermare però è che la peculiare struttura dell’ospedale rende difficile organizzare i percorsi dei pazienti. Ora speriamo solo che la situazione si risolva e non abbia a nuocere all’attrattività dell’ospedale, perché una volta indirizzati i pazienti verso altre strutture il rischio che si corre poi è che si disaffezionino».

Snidero è una delle punte di diamante della sanità Fvg. Classe 1954, dopo 25 anni di attività chirurgica all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, divisi tra sala operatoria, studio e frequentazione di alcuni dei maggiori reparti chirurgici in Italia ed Europa, nel 2015 approda a San Daniele dove prende le redini della Soc di Chirurgia generale. «Un lavoro complesso specie in un ospedale spoke, come quello collinare, che richiede molta capacità clinica e una visione ampia non avendo a disposizione tutte le risorse delle grandi strutture sanitarie, ma dovendo offrire ugualmente ai pazienti tutte le possibilità di diagnosi e cura. A San Daniele – continua l’ex primario – le persone si ricoverano in quello che sentono come il “loro” ospedale e devono essere trattate con la stessa qualità delle cure di un ospedale hub, ma anche con grande rispetto ed empatia, cosa ho cercato di fare sempre».

Parla al passato Snidero, ma ancora per poco. A 65 anni il chirurgo non ha infatti alcuna intenzione di riporre i ferri del mestiere. Dalla prossima settimana sarà in forze all’ospedale Città di Udine, inizialmente per la sola attività ambulatoriale, pronto ad abbracciare una nuova scommessa professionale.

Tornando a San Daniele e alla complessa situazione che in queste ore vive l’ospedale, dove per gestire il focolaio i reparti chirurgici sono stati temporaneamente chiusi, Snidero vaticina un percorso non breve. «Sarà difficile che l’evoluzione sia rapida. Non sono un infettivologo, ma i colleghi che seguono questi pazienti mi dicono che hanno degenze lunghe e complesse. Questo comporterà lo spostamento dei pazienti che avrebbero dovuto ricoverarsi per altre patologie a San Daniele sugli ospedali di Udine e Tolmezzo. I percorsi sono già stati ridisegnati. Il mio timore – conclude il medico – è che questo porti in dote un effetto negativo per l’ospedale di rete, che è una struttura delicata, dove i pazienti sono molto legati a chi li cura e dove, se il sistema viene scardinato indirizzando le persone altrove, poi è difficile recuperare attrattività. Voglio dire che se l’ospedale perde attività chirurgica, recuperarla poi rischia di essere molto complesso». —



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