Slow food e “casette”: rottura sui cibi esotici

L’iniziativa di offrire pasti a offerta libera in piazza scatena gli esercenti I commercianti: ci portano via il lavoro. La replica: progetto di solidarietà

«Lo Slow food è di troppo in piazza XX Settembre: ci porta via il lavoro coi pasti gratis». Derby del piatto in centro città e il mezzogiorno di fuoco è suonato, ieri mattina, con le fanfare dei bersaglieri. Domenica di sole sulle casette di Natale e musi duri tra formaggi, salami, lenticchie, vini doc. A spiegare che si tratta della rete di cibo solidale, non basta. «Ci scippano i clienti con il cibo gratis – ha protestato Elio Pivetta che offre i prodotti a bollino blu della latteria di Visinale -. Lo Slow food poteva aprire il banchetto da un’altra parte: noi paghiamo 1.200 euro di affitto della casetta. Loro, quelli che distribuiscono il cibo senza farlo pagare, sono arrivati questa mattina con piatti etnici: una concorrenza spietata. Comune se ci sei, batti un colpo». E vanno al sodo: «Prodotti tipici e locali – indicano la pitina e la gubana -: che cosa c’entrano mabokè ya m’bizi e thiebou africani?».

La protesta è in punta di forchetta e di palato: i piatti sono stati “al dente" nella domenica in piazza. «Sarebbe una bellissima giornata – dice Pivetta di fronte ai clienti - ma alle 9.30 abbiamo visto arrivare i fornelli dei piatti etnici senza scontrino». Forti percentuali di clienti hanno virato all’altro banchetto. «Siamo in panne – dicevano altri baristi e chef dello spuntino -. Era la giornata giusta per lavorare sodo, invece ci sentiamo la concorrenza sul collo. A Pordenone mancano iniziative di richiamo, per riempire la piazza di gente». Nei fine settimana, la “movida” in piazza è concessa fino a mezzanotte. «Meno male – batte sulla questione Pivetta - altrimenti andrebbero in fumo i soldi pagati per l’affitto. Ci metto la faccia: questa concorrenza domenicale non ci voleva». Il business eno-gastronomico delle casette non va male: 400 euro nelle giornate con il “prolongè” serale, si infilano in cassa. Lo dicono a microfoni spenti alcuni chef.

«Nel Terra Madre Day che si celebra proponiamo un piatto con offerta volontaria – ha spiegato Gianna Buongiorno presidente Slow food Pordenone con Flaminio e altri volontari -. Si tratta di un progetto speciale: mille orti per l’Africa. Siamo in piazza XX Settembre per la raccolta fondi». Beneficienza, insomma. «Proponiamo tre cucine con quella friulana classica – il menù africano è stato precotto e servito da immigrate -. Congolese, senegalese e camerunese: si può versare anche un euro, per dare orti all’Africa». Il principio è quello della generosità, nell’aria tesa della piazza. «Non siamo in concorrenza con nessuno: si tratta di un pranzo solidale – è stata la precisazione dispiaciuta -. Ci sentiamo presi di mira, ma non è nostra intenzione creare conflitti. Non possiamo rilasciare scontrini perché non abbiamo scopo di lucro». Nove ore con fornelli accesi anche per servire l’esotico the dei Tuareg, a due passi dal banchetto dei menù africani. «In questo momento di crisi – ha concluso Buongiorno che era associata ai volontari Ipsia di Pordenone – non serve arrabbiarsi. Collaborare è meglio, per trovare un senso positivo delle cose».

Circa 400 i piatti serviti dai dieci volontari di Slow food e Ipsia. «L’iniziativa per celebrare la giornata della terra era prevista nel programma – ha confermato Lorenzo Cardin dell’Ascom -. Lo spazio di una degustazione internazionale è stato concesso in piazza XX Settembre per un’unica giornata». L’ostilità ha raggiunto il picco a mezzogiorno. «Dobbiamo sopravvivere alla crisi – è stato l’sos partito da un’altra casetta -. Ci stiamo impegnando per dare eventi e vivacità a Pordenone, ma sembra che qualcosa non funzioni». Baristi e commercianti lamentano il calo delle vendite al 30% e lo dicono in coro: «Non ce la facciamo più». Natale al risparmio anche davanti alle casette: sembra il più difficile degli ultimi anni per Pordenone. «Bilancio di fine anno in rosso – dicono a mezzavoce -. Vogliono casette di Natale con prodotti locali e invece arrivano i piatti etnici?».

Chiara Benotti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto