Sit-in per la sicurezza a Udine: «Vogliamo le ronde»
Dopo lo stop al corteo deciso dal questore, in 300 davanti alla loggia del Lionello. L’organizzatore Speranza ai partecipanti: «Facciamo vedere che ci siamo»

Dapprima doveva essere un corteo, poi un sit-in. Alla fine, venerdì piazza Libertà ha fatto da sfondo a un lungo comizio in solitaria: protagonista Eddi Speranza, fioraio resosi portavoce del malessere diffuso verso la situazione della sicurezza in città.
Una serata arrivata dopo giorni di polemiche e lo strappo interno a Udine Sicura (co-organizzatrice dell’evento ma non presente ufficialmente), che ha richiamato una nutrita folla davanti alla Loggia di piazza Libertà. Lì, Speranza ha preso la parola e, andando a braccio per una ventina di minuti, ha richiesto soluzioni drastiche e auspicato un’auto-organizzazione dal basso per rispondere ai problemi. Anche attraverso «ronde pacifiche».
La gente in piazza
Poco prima dell’orario fissato per il ritrovo, le 21, la piazza era quasi deserta. In strada poche decine di persone, qualche turista ignaro e un imponente dispiegamento di forze dell’ordine.
Con il passare dei minuti, la gente ha iniziato ad arrivare, sia comuni cittadini che esponenti del centrodestra locale fino a raggiungere circa 300 presenze. Qualcuno anche con il tricolore pronto a essere spiegato, tanti ad applaudire quando il discorso si faceva più acceso, rimbombando dall’amplificatore.
Minori stranieri nel mirino
«Sono un genitore, non un estremista di destra – ha esordito Speranza –. Mi sono alzato dal divano perché ho sentito delle cose che sono successe a Udine». Parole in risposta a chi, nei giorni scorsi, aveva imputato alla mobilitazione di avere un’impronta politica. «La sicurezza non ha colore – ha aggiunto –. Io sono apolitico. Qui ci sono solo persone perbene, stanche e preoccupate». Numerosi i suoi riferimenti agli episodi di criminalità sul territorio: «Lasciamo i nostri figli in pasto alle belve. Per andare in stazione alle nove di sera bisogna avere un coltello in tasca come loro. Non è normale. Noi gli diamo da mangiare, alloggio, e veniamo ripagati con i coltelli». Nel mirino, costantemente, i minori stranieri non accompagnati ospiti nelle strutture di accoglienza locali.
Attacchi e accuse
Non sono mancati gli attacchi precisi. Speranza ha puntato il dito contro la Casa dell’Immacolata, definita «un far west», e un assessore in particolare, Stefano Gasparin: «Deve dimettersi subito». Ma a essere bersaglio di critiche è stato in primis il sindaco, Alberto Felice De Toni: «Qui c’è violenza e il turista ha paura a venire da noi». Ha quindi citato anche la comunità di piazzale Cella, indicandola come un’altra zona critica. Sferzanti pure le parole rivolte alle istituzioni: «Questore, prefetto, sindaco si rimbalzano le responsabilità. La merda sale e noi non possiamo più aprire la bocca. E ai perbenisti dico: portatevi a casa due ragazzi a testa, così capite cosa vuol dire». Quindi la richiesta di scuse per non aver permesso il corteo: «Non possono trattarci in questa maniera». E su Federico Malignani, dimessosi dalla presidenza di Udine Sicura: «Mi dispiace, ma per fare la sicurezza ci vogliono le palle».
Una promessa alla folla
Pur ribadendo di non voler costituire comitati o gruppi politici, Speranza ha lanciato un messaggio ai presenti: «Da questa sera voi non sarete più soli. Potete comunicarmi i vostri problemi e insieme, in maniera pacifica (forse), cercheremo di risolverli». Un impegno che ha suscitato applausi e consensi nella folla. E a chi gli ha urlato dal pubblico di organizzare le ronde, ha risposto che bisogna «far vedere che ci siamo. Non lasciamo Udine in mano a questa gente».
Il peso della paura
A più riprese, l’organizzatore ha evocato la paura dei ragazzi, «che non si sentono liberi di uscire», e il rischio che li tocca direttamente: «Se c’è spaccio, vuol dire che c’è anche chi compra. Forse sono i nostri figli. Dobbiamo stargli vicino, non lasciarli soli». Ha ricordato episodi di degrado attorno alla stazione, ha criticato l’inefficacia del divieto anti-bivacco e ha chiesto una maggiore presenza delle forze dell’ordine: «I vigili urbani devono girare in piedi in stazione, non in macchina. È la notte che bisogna controllare il perimetro umano».
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