Sistemato il sentiero da forcella Capra verso il monte Raut

MANIAGO. Un altro tracciato è stato aggiunto ai percorsi curati dal Cai. La commissione Giulio-carnica sentieri ha fatto sapere che è stato inserito nel catasto il percorso che da forcella Capra porta alla vetta del monte Raut, panoramica cima che sovrasta la conca di Andreis. Il sentiero, già utilizzato per raggiungere l’imponente cima, avrà il numero 967A: è stato pulito, allargato e segnato coi classici colori bianco e rosso.
Lungo il percorso è stato sostituito un cavo di acciaio per superare un piccolo salto di roccia e rendere più agevole, più sicura e meno pericolosa l’ascesa. Un altro tratto di quaranta metri di cavo è stato sostituito nel sottostante sentiero 967, che dalla strada di forca di Pala Barzana giunge a forcella Capra. La sostituzione dei tratti attrezzati è stata eseguita da guide alpine.
Tutta l’operazione durata una intera giornata è stata coordinata dai volontari della sezione Cai di Claut, che hanno anche operato sul sentiero che da villa Emma porta al bivacco Pastòur (978A) nella valle del Prescudin a Barcis, rendendo agibile e sicuro l’itinerario.
Il Cai clautano si dà un gran daffare: di recente, è stata dedicata una giornata ai lavori di manutenzione del Bivacco Frugna. La struttura si trova all’interno della Val Chialedina a quota 1.538 metri e viene utilizzata, oltre che per le normali escursioni in alta quota, come base per scalate della parte est del Col Nudo, un’imponete parte che si eleva dal bosco per quasi 600 metri. Sono stati realizzati lavori di pulitura delle pareti in legno, con successiva stesa di vernice di protezione. È stata anche ripulita l’area esterna e sono state portate a valle le immondizie che incivili escursionisti, come hanno fatto sapere i volontari del Cai, «lasciano sempre senza pensare che con questi gesti contribuiscono a inquinare anche questi luoghi che sono ancora incontaminati».
Costanti e capillari anche gli interventi per la rimessa a nuovo dei sentieri duramente colpiti dalla tempesta Vaia di ottobre dello scorso anno. Un intenso lavoro che vede i volontari protagonisti da lungo tempo all’opera per la manutenzione e il ripristino del patrimonio collettivo. Una prova tangibile dell’amore per la montagna e comunque per il territorio in generale, che è doveroso preservare. —
G.S.
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