Sisma e prevenzione: sensori negli edifici per vedere se resistono

Progetto all’avanguardia in Fvg di Ogs e Protezione civile regionale. I dispositivi monitoreranno la salute degli immobili strategici

UDINE. Un sofisticato sistema di sensori monitorerà in tempo reale la resistenza a un eventuale terremoto di scuole, ospedali e altri numerosi edifici pubblici strategici del Friuli Venezia Giulia.

Il progetto, ancora in fase di elaborazione, ma che potrebbe partire nel 2016, in concomitanza con i 40 anni dal sisma del 6 maggio, è nato da un’idea dell’Ogs (Osservatorio geofisico sperimentale) in collaborazione con la Protezione civile.

La novità (la nostra regione sarà la prima in Italia ad avviare la sperimentazione) è stata illustrata ieri dal direttore dell’Ogs Marco Mucciarelli, nel corso di una tavola rotonda per riflettere sull’eredità lasciata dal terremoto che colpì Gemona e il Friuli il 6 maggio 1976.

L’evento, ha aperto il convegno del Gruppo nazionale di geofisica della terra solida che si riunisce a Trieste fino a giovedì alla presenza di centinaia di geofisici, sismologi, vulcanologi e ingegneri. Punto di partenza dell’incontro un dato di fatto: il terremoto registrato 40 anni fa ha rappresentato una chiave di volta per la sismologia in Italia e per la gestione del territorio.

Da allora è nata, infatti, la Protezione civile, è iniziata la raccolta sistematica dei dati, prima a livello regionale e poi nazionale, e gli esperti di scienze della terra hanno cominciato a fare rete per studiare in maniera globale il fenomeno. Ma non solo: la ricostruzione successiva al sisma del 6 maggio è considerata tuttora esempio di efficienza e modello su scala nazionale.

«All’epoca fu proprio la stazione dell’Ogs di Trieste a localizzare principalmente le scosse - racconta la presidente dell’istituto Maria Cristina Pedicchio -. Il primo strumento per lo studio dei terremoti fu installato infatti nel capoluogo giuliano nel 1906 e può essere considerato il tassello iniziale della rete sismometrica inaugurata poi dall’Ogs il 6 maggio 1977, un anno dopo il terremoto, per documentare la sismicità regionale».

«Da allora - precisa Marco Mucciarelli direttore del Centro di ricerche sismologiche (Crs) dell’Ogs - lo sforzo congiunto di Ogs, Protezione civile e degli atenei della regione, ha contribuito a intensificare l’attività scientifica di monitoraggio sismico del territorio e di mitigazione del rischio per migliorare la capacità di resistere e gestire in modo tempestivo ed efficiente gli effetti di un eventuale terremoto».

Nel corso dell’incontro si è discusso anche delle conoscenze e delle esperienze maturate in quasi quarant’anni di studi e ricerche condotte a seguito del terremoto del Friuli e della buone pratiche di sicurezza per ridurre i rischi.

«Monitoreremo gli edifici principali della regione - spiega ancora Mucciarelli in merito al progetto all’avanguardia - applicando all’interno degli stabili alcuni sensori che ci diranno, dopo una scossa di terremoto, se hanno subito danni e di che entità, se potranno essere agibili o se dovranno essere sgomberati. I sensori registreranno pure le piccole scosse, quelle innocue, ma comunque noi riusciremo ad avere delle notizie sullo stato di salute dell’edificio, e potremo capire se ha bisogno di eventuali interventi di rinforzo».

La rete dei dispositivi di controllo costerà poche decine di migliaia di euro. Il direttore della Protezione civile regionale Luciano Sulli conferma: «Saremo in grado di avere la “risposta” dell’edificio - dice - rispetto alla sollecitazione subita. E’ un’attività che rientra nell’ambito della prevenzione del rischio, contemplata nella convenzione con l’Ogs. Dobbiamo incontrarci con i loro dirigenti per pianificare l’avvio della sperimentazione e definire i dettagli operativi».

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