Si rompe il femore, poi muore: eredi contro l’ospedale di Pordenone

PORDENONE. Una frattura del femore individuata al pronto soccorso dell’ospedale di Pordenone con un ritardo tale da aggravare le condizioni del paziente e portarlo alla morte: è la denuncia degli eredi di un anziano del Pordenonese.
Hanno chiamato in causa l’ospedale chiedendo al tribunale la nomina di un consulente tecnico d’ufficio per accertare eventuali responsabilità e procedere, in caso, con la conciliazione. Ma l’ospedale ritiene di aver agito correttamente.
L’anziano, che soffriva di numerose patologie, si era rivolto al pronto soccorso di Pordenone nel 2009 dopo una caduta accidentale. Secondo il ricorso degli eredi, lamentava una sintomatologia dolorosa e, sottoposto ai controlli da parte dei sanitari, era stato dimesso perché era stato ritenuto che non necessitasse di trattamenti.
Si era poi ripresentato al pronto soccorso, lamentando sempre dolori, senza che fossero presi provvedimenti. L’ultimo accesso risale a un mese dopo la caduta quando, da analisi effettuate, era stata riscontrata la frattura del femore.
Era stato operato e trattato secondo i protocolli per poi essere dimesso. Dopo qualche tempo si sono creati degli scompensi che nel giro di qualche mese lo hanno portato alla morte. Secondo i familiari il ritardo nella diagnosi ha determinato un aggravamento dello scompenso metabolico e multi-organo che ne ha causato il decesso.
L’ospedale Santa Maria degli Angeli, invece, ritiene che non ci sia stato un ritardo perché nei primi accessi al pronto soccorso la frattura non c’era e quando è stata individuata l’iter è stato tempestivo e corretto. Per questo ha stabilito di costituirsi in giudizio.
La parola passa ora al tribunale: il 17 giugno si terrà la prima udienza in tribunale, dove sarà nominato il consulente tecnico d’ufficio. Gli eredi dell’uomo, infatti, hanno scelto questa strada giudiziaria per fare valere le loro ragioni.
Nel ricorso non è stata indicata una somma per il risarcimento, che sarà stabilito dal consulente tecnico d’ufficio qualora vengano ravvisate eventuali responsabilità.
Trattandosi di persona deceduta si può ipotizzare una cifra considerevole. Nel caso in cui fosse superiore ai 500 mila euro, la questione passerebbe nelle mani dell’assicurazione del sistema sanitario regionale.
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