Serrande abbassate a Sacile, clienti in calo, moria di bar

Già 5 locali chiusi dall’inizio dell’anno: a novembre tocca all’Ele’s Pit Stop. Elena, barman da otto anni: «La crisi non perdona». Il caro affitti fa la differenza

SACILE. «Chiudo il 30 novembre». Conto alla rovescia per “Ele’s pit stop”, il bar dell’impianto di carburanti Eni sulla Pontebbana a Sacile, che al pieno di benzina affianca l’extra del caffè. «La crisi non perdona – spiega Elena Furlan, la titolare del bar, che da tre anni alza la serranda vicino a San Liberale – Il lavoro diminuisce e preferisco chiudere. L’obiettivo è trovare un’occupazione da dipendente: di questi tempi è più tranquillo».

Chiusure in serie. Quella del “Ele’s pit stop” è l’ultima chiusura a Sacile, in un anno “nero”. «Nel 2013 numerosi i locali chiusi» evidenzia Elena, barman da otto anni. Ed elenca: «Aroma, Roccolo, Zion, Yes, Cicchetteria e il mio». La crisi azzera l’impegno dei giovani a mettersi in gioco. Nel caso specifico si aggiungono il caro-petrolio e la bretella a Sacile ovest, la quale ha spostato una quota di traffico dalla Pontebbana creando una «emorragia di clienti». A ciò si aggiungano l’affitto, le tasse e la burocrazia, situazione che rende complicato gestire un esercizio pubblico e, come evidenzia Furlan, «fa passare la voglia di impresa». Il lavoro è impegnativo (media di 16 ore, sette giorni su sette) ed il guadagno copre appena le spese.

Affitti alle stelle. A Sacile la crisi è franata anche sulle vetrine storiche di via Meneghini, viale Zancanaro, via Gardini, ed in piazza del Popolo sono “sul chi va là” anche le boutique. Le prospettive per il prossimo anno, con la crisi destinata a non mollare la presa, non lasciano spazi alle speranze. Nelle zone dove i cartelli “affittasi” sono sinonimo di locali in locazione ad almeno 2 mila euro mensili le vetrine sono ormai vuote o quasi. Affari in calo, affitti alle stelle: molti commercianti mollano.

«Affitti mensili sino a 3.800 euro: chi li regge? La crisi ha calato le vendite, ma non le spese per le locazioni – predicava Nico Tadiotto che di affari se ne intende - Sacile diventa una città triste e con poche vetrine accese».

Diminuiscono anche i bar. La crisi ha fatto chiudere bottega a 35 commercianti nel 2012 a Sacile. Il settore alimentare è meno di un quinto del totale, tanto per dire che minimarket e macellerie reggono l’urto del calo dei consumi: su 24 nuovi punti vendita 7 sono di generi alimentari. I sub-ingressi, cioè i cambi di titolarità oppure d’affitto, sono stati 11. Tra i pubblici esercizi sei hanno aperto, uno ha chiuso. Il bilancio del 2013 potrebbe essere pesante.

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