Sequestro per peculato, avvocato indagato per aver sottratto 147 mila euro a un disabile

L’accusa: nominato per curarne gli interessi, non gli ha pagato le rette e ha usato i soldi per sé. La difesa per ora non replica

PORDENONE. La guardia di finanza di Pordenone ha eseguito un sequestro preventivo diretto e per equivalente per 147.093 euro nei confronti dell’avvocato del foro di Pordenone Giovanni Melideo, 53 anni, indagato per le ipotesi di peculato e omissione di atti d’ufficio nella veste di amministratore di sostegno di un anziano incapace di provvedere ai propri interessi.

L’indagine del pm Carmelo Barbaro, delegata alla compagnia di Pordenone delle Fiamme gialle, è partita da una segnalazione del giudice tutelare al pm lo scorso maggio: mancava il documento finale sulla gestione del patrimonio dell’anziano e per 14 anni non erano stati presentati i rendiconti annuali, nonostante l’obbligo di legge e ripetuti solleciti (l’ultimo nel febbraio 2020). Melideo è stato nominato amministratore di sostegno dell’anziano il 18 luglio 2005 e ha ricoperto l’incarico fino all’11 luglio 2019, quando su sua stessa istanza è stato esonerato.

Su disposizione del pm Barbaro, le Fiamme gialle hanno effettuato approfondite indagini sui movimenti bancari del conto corrente e del deposito di risparmio intestati all’anziano sul quale l’amministratore di sostegno aveva la delega a operare. I detective hanno sentito numerose persone informate sui fatti: fra queste il nuovo amministratore di sostegno, la responsabile della struttura protetta dove è accolto l’anziano dal 2012, l’assistente sociale del comune di residenza della persona offesa.

Gli inquirenti ritengono che fra il 2010 e il 2019 l’indagato abbia utilizzato somme dell’anziano per far fronte a esigenze personali e non per le necessità di cura e assistenza dell’amministrato. Dall’indagine della Finanza è emerso che l’amministratore di sostegno non ha pagato le rette mensili per la degenza del pensionato nella struttura protetta e così i mancati pagamenti sono stati addebitati all’ospite. La onlus che gestisce la struttura ha ottenuto un decreto ingiuntivo dal tribunale. Una casa di proprietà dell’anziano è stata pignorata e battuta all’asta per 75 mila euro. A carico del degente è rimasto, però, un debito residuo di 77.762 euro. La responsabile ha riferito agli inquirenti che la struttura ha anticipato circa 700 euro per le piccole spese quotidiane destinate agli svaghi dell’anziano e all’acquisto di vestiti in quanto tali somme non venivano versate con costanza dall’amministratore. Ha riferito inoltre che i medici hanno offerto gratis le cure al degente, per esempio quelle odontoiatriche, perché Melideo si era negato al telefono.

I finanzieri hanno scoperto che sono stati emessi sette assegni circolari tratti dal conto corrente del disabile per 38.876 euro, cinque a favore dello stesso Melideo, un pagamento di 1.153 euro a favore della sua impiegata, un assegno di 1.923 euro a una falegnameria (sentito dalla Finanza l’artigiano ha spiegato di aver cambiato il battiscopa e qualche porta nello studio legale in viale Cossetti).

Il coordinatore dell’ufficio gip Rodolfo Piccin ha concesso il sequestro per una somma inferiore rispetto a quella richiesta dal pm (162.293 euro): sono stati scorporati 15.200 euro (prelievi e un assegno risalenti al 2010) in quanto il reato sarebbe in ogni caso già prescritto. Il giudice ha chiarito che per i prelievi effettuati dall’indagato allo sportello e dal deposito di risparmio fra il 2010 e il 2019, in assenza dei rendiconti annuali e a fronte di contabili bancarie prive di causali, agli atti non risultano giustificazioni che possano collegare i prelievi a un impiego a favore dell’anziano.

Gli investigatori, agli ordini del comandante provinciale Stefano Commentucci, hanno sequestrato un conto corrente, un immobile e beni di lusso, come un Rolex, nella disponibilità dell’indagato. Interpellato, l’avvocato Laura Ferretti, che assiste Melideo, non ha inteso rilasciare per il momento dichiarazioni in attesa di valutare la documentazione.

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