Scuola, il perito agrario può fare il bidello

UDINE. È troppo qualificata per fare la collaboratrice scolastica e il ministero dell’Istruzione la esclude dalla graduatoria. Ma è la sentenza del tribunale civile di Udine a riammetterla perché è «illogico e illegittimo non consentire l’accesso a chi abbia conseguito un titolo superiore ed equipollente a quello richiesto dalla norma», si legge nel dispositivo che ora crea un precedente destinato a rivoluzionare la graduatoria degli addetti alle aziende agrarie, una trentina di persone nella sola provincia di Udine.
La donna, una quarantenne iscritta alla Cgil e assistita dall’avvocato Debora Della Dora Gullion, vista l’esclusione si è immediatamente rivolta al giudice del lavoro che però ha respinto la richiesta di reinserimento nella graduatoria dell’istituto Paolino D’Aquileia di Cividale.
Motivo? Non avrebbe i requisiti culturali di accesso previsti per il profilo di tecnico delle aziende agrarie, il cosiddetto collaboratore scolastico tecnico addetto alle aziende agrarie.
Il presupposto, giudicato «erroneo» dai magistrati del tribunale civile di Udine Gianfranco Pellizzoni, Francesco Venier e Ilaria Chiarelli, è che il titolo di perito agrario non sarebbe idoneo all’inserimento nella graduatoria degli addetti alle aziende agrarie, a differenza del titolo di operatore agro ambientale. Ed è qui che si forma il non senso. Perché l’agrotecnico è un diploma “inferiore” rispetto al perito agrario.
E infatti i giudici civili sottolineano «la totale equipollenza dei titoli di studio di maturità professionale di agrotecnico e di perito agrario conseguiti in istituti tecnici di analogo indirizzo – scrivono nella sentenza –, con la conseguenza che appare non solo illogico ma anche illegittimo non consentire l’accesso alla graduatoria in esame a chi abbia conseguito un titolo superiore ed equipollente a quello richiesto dalla norma, essendo evidente che la qualifica richiesta per l’inserimento in graduatoria, e cioè quella di operatore agro ambientale ottenuta con un corso triennale, equivale al perito agrario che ha frequentato un corso quinquennale».
Ma c’è di più. Perché il Paolino D’Aquileia è la scuola frequentata dalla 40enne che ha presentato il ricorso contro la decisione dell’Usr: «L’istituto tecnico è dotato di un’azienda agraria utilizzata nel corso degli studi – scrivono i giudici nella sentenza – ed è quindi paradossale la tesi dell’amministrazione che i periti agrari non abbiano esperienze pratiche e sperimentali in tale settore».
Ecco perché il tribunale civile ha accolto il reclamo disponendo l’inserimento immediato della 40enne ingiustamente esclusa nella graduatoria di collaboratore scolastico tecnico addetto alle aziende agrarie, condannando l’Usr e il Miur al pagamento delle spese dei due gradi di giudizio: 3 mila euro.
«Ancora una volta per vedere riconosciuti i propri diritti in un contesto che sembrava chiaro ed evidente, la lavoratrice è dovuta ricorrere insieme alla Flc Cgil al giudice».
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