Scoppio in caserma a Sacile indagato anche imprenditore
SAN DANIELE. C’è anche un sandanielese fra i cinque indagati nella vicenda dell’esplosione alla caserma Slataper di Sacile, che il 31 maggio scorso provocò serie ustioni a tre persone. Una di queste compare nell’elenco dei soggetti sottoposti all’indagine, e si tratta proprio di colui che nell’incidente riportò i danni più gravi, ovvero ebbe i guai peggiori, Giorgio Piovesana, 57 anni, di Gaiarine, socio della ditta Tecnoimpianti di Sacile, che si stava occupando della sostituzione del trasformatore elettrico scoppiato nell’occasione. Gli altri indagati sono Giovanni Coden, 46 anni, anche lui di Gaiarine e rappresentante dell’azienda, e due tecnici manutentori della stessa ditta, il sacilese Ruggiero Marazzato, 54 anni, e il pordenonese Carlo Zanette, 33 anni, tutti difesi dall’avvocato Arnaldo De Vito del foro di Pordenone. Nel medesimo registro è iscritto Massimo Vignuda, 41enne, appunto di San Daniele, difeso dall’avvocato Michele Marani del foro di Udine, legale rappresentante della Vignuda automazioni, azienda sandanielese che aveva fornito alla caserma il trasformatore sostituito con quello che aveva causato l’incidente. Ieri, di fronte al gip Roberta Bolzoni del tribunale di Pordenone e a una nutrita rappresentanza di ufficiali dell’Esercito, si è tenuto l’incidente probatorio per capire l’esatta dinamica di quanto accaduto. Il giudice ha nominato l’ingegner Fracchia come suo consulente di perizia, mentre la Tecnoimpianti ha incaricato l’ingegner Simone Carraro per le controperizie e la Vignuda automazioni si avvarrà del professor Giovanni Bossi e Ivan Bergonzi. Le operazioni tecniche, volte ad accertare cause ed eventuali responsabilità dell’incidente, cominceranno il 18 ottobre con un primo accesso alla caserma Slataper. (b.o.)
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