Scatta lo sciopero di otto ore alla Dynamic Technologies

A rischio una sessantina di lavoratori su 170, metà dei quali in cassa integrazione Preoccupa la presenza di un sito produttivo in Ungheria uguale a quello friulano
Lucia Aviani

ATTIMIS

È crisi per la Dynamic Technologies di Attimis, azienda specializzata nella deformazione di tubi metallici, della plastica sovrastampata e della manifattura di tubazioni flessibili per il settore automotive. La progressiva compressione del personale, che nei tempi d’oro – una quindicina d’anni fa – raggiungeva le 500 unità e che oggi ne conta 170, per la metà in cassa integrazione da mesi, sta subendo un’accelerata che prospetta la riduzione dell’organico attuale di circa un terzo. Fra i 50 e i 60 dipendenti rischiano il posto. Da un anno le organizzazioni sindacali sono in attesa di un piano industriale, ma il quadro emerso da un incontro svoltosi l’11 novembre nella sede udinese di Confindustria è apparso loro così allarmante da indurle a proclamare per oggi otto ore di sciopero, con presidio all’esterno della fabbrica dalle 13 alle 15.

«Nell’ultimo semestre – rilevano Fim, Fiom e Uilm nelle persone, rispettivamente, di Pasquale Stasio, Sandra Fabro e Giovanni Romano, e la Rsu dei lavoratori – Dynamic Technologies ha usato in forma massiccia gli ammortizzatori sociali, generando nei dipendenti e a livello sindacale una forte preoccupazione per la tenuta industriale del sito. Ad alimentare i timori delle rappresentanze del personale è la presenza di un sito produttivo in Ungheria, fotocopia di quello friulano: è là che sono dirottati, in maniera sempre più costante, macchinari e prodotti dello stabilimento di Attimis».

I vertici dell’azienda – che al momento preferiscono non rilasciare dichiarazioni – «si sono giustificati – continuano i sindacati – asserendo che il costo del lavoro manuale incide fortemente su prodotti a basso valore aggiunto, rendendo non economicamente conveniente continuare a produrre in Italia»; hanno inoltre evidenziato come la congiuntura economica che sta colpendo il settore auto, principale mercato di riferimento, abbia provocato uno stato di crisi da cui, al momento, sembra difficile uscire.

«La direzione – sottolineano le segreterie Fim, Fiom e Uilm – ha dichiarato di avere un esubero di 50/60 unità e che intende procedere con i licenziamenti. Per il nuovo anno e per il medio periodo non sono previsti investimenti, se non in minima parte, per apportare qualche piccola miglioria ai processi produttivi e contenere l’impatto ambientale degli stessi: di certo questi interventi non si annunciano tali da permettere di immaginare un futuro di rilancio per l’industria, anche in vista di una ripartenza del comparto auto».

Di qui la grande inquietudine della forza lavoro, che come detto è al 50% in cassa integrazione e che per il resto si alterna in fabbrica su 3-4 giorni a settimana, mentre nella giornata di venerdì – precisano le sigle sindacali – lo stabilimento resta fermo.

Apprensione è manifestata anche dal sindaco, Sandro Rocco, che ha appreso dello sciopero ieri sera: «Il Comune – dichiara – esprime solidarietà ai lavoratori. Questa notizia è una doccia fredda: attendiamo gli sviluppi, confidando in una soluzione positiva, che possa salvaguardare i posti di lavoro». —



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