Scarpe, borse e sandali nella bottega di Marras: l’arte del cuoio fa innamorare i clienti
A Corno di Rosazzo il calzolaio tuttofare preferito dai motociclisti. Christian, classe 1975, ha imparato il mestiere da nonno Bruno

Aveva sei anni quando nonno Bruno gli ha dato in mano una spazzola. Con un compito ben preciso: tirare a lucido le scarpe appena riparate, prima di restituirle al cliente. «I miei genitori erano al lavoro. Per tutta la durata di elementari e medie, al pomeriggio, stavo dai nonni».
Christian Marras, l'artigiano del cuoio preferito dagli amanti delle Harley-Davidson
E dopo i compiti, via di corsa nella bottega ricavata nel garage di casa, a San Giovanni al Natisone. È stato così che Christian Marras, classe 1975, ha imparato a fare il calzolaio. «Guardando il nonno materno all’opera». Che ogni tanto, in via del tutto eccezionale, gli concedeva la possibilità di qualche lavoro extra. «Anche se il mio compito principale rimaneva quello di lucidare alla perfezione scarpe e scarponi».
Finite le medie la scelta di andare subito a lavorare. Una settimana dopo era già in pizzeria. Dove è rimasto per un anno. «Facevo pizze, ma l’orario era pesante e tutta quella fatica ben poco adeguata alla mia età».
Christian si è allora guardato in giro e ha trovato un impiego in una fabbrica di sedie a Corno di Rosazzo, dove oggi abita con la sua famiglia. Ci è rimasto per 22 anni. Nel 2011 è nato suo figlio Raoul, periodo coinciso con la profonda crisi del settore della sedia. «È stato allora che ho deciso di “rispolverare” gli attrezzi del nonno».
Per un anno il doppio lavoro ha scandito le sue giornate. «Ho continuato a far sedie, grazie a un part time al mattino. Poi al pomeriggio via di corsa in bottega».
L’ha aperta a due passi da casa, in via Ostermann, di fronte alle elementari di Corno di Rosazzo. L’ha chiamata semplicemente “Il calzolaio”. Per un anno è riuscito a conciliare – «Facendo i salti mortali», ammette – i due impegni. «Poi il lavoro è andato via via crescendo e non riuscivo più a star dietro alle riparazioni».
Così ha deciso di lasciare la fabbrica. «Era arrivato il momento giusto per mettersi in gioco, senza timore». E lui ci si è buttato a capofitto in quel mestiere ereditato dal nonno. Anzi, dal trisnonno che già faceva il calzolaio in Veneto – dove era nato – e che in bottega, a sua volta, ha sempre portato il nipote Bruno, insegnandoli a rifare suole, tacchi, qualche cucitura.
Insomma, la stessa storia che ancora oggi si ripete, dopo oltre un secolo. Una tradizione di famiglia che Christian da quasi nove anni porta avanti con orgoglio. Mettendoci del suo. Accanto alle riparazioni base, ha ampliato la gamma dell’offerta: il suo pezzo forte sono le borse in cuoio da moto. Appassionato lui stesso di due ruote, in breve si è fatto conoscere nell’ambiente. E non solo per la bravura: la precisione nella lavorazione, infatti, è diventata proverbiale al pari della sua capacità di trovare una soluzione per ogni esigenza a misura di motociclista. «Qui non esiste il no, cerco sempre di accontentare tutti, anche quando le richieste sembrano irrealizzabili».
E dagli accessori per moto – anche copri manubrio, bisacce, borselli porta attrezzi, rivestimenti vari – alle borse per donna il passo è stato breve. Tutto rigorosamente nel suo materiale prediletto: il cuoio. Mai un pezzo uguale all’altro, tutto interamente fatto a mano. Anche in questo caso il passaparola è bastato a farlo conoscere in ogni parte della regione. E poi c’è la pagina Facebook, ammette, che fa il resto. Proprio guardando le foto delle sue creazioni un cliente gli ha commissionato un paio di scarpe. «Non le avevo mai fatte, ma è un prodotto che conosco bene visto che spesso, per ripararle, le devo scucire del tutto».
La richiesta: gialle, semplici e rigorosamente senza lacci. «Ho preso la misura del piede e mi sono messo d’impegno». E la sfida è stata subito vinta. «È rimasto talmente soddisfatto del risultato che ha voluto subito anche un paio blu». Così, su misura, Christian ha iniziato a cucire ogni tipo di mocassino. Non solo. «I sandali sono il mio pezzo forte», dice. Nel frattempo, in Toscana ha perfezionato la tecnica da alcuni maestri del cuoio e da allora non c’è modello che non riesca a produrre nel giro di qualche ora. «Il cliente mi spiega cosa vuole e io lo faccio».
Nella sua bottega c’è un via vai continuo. Anche mentre racconta la sua storia c’è chi porta a rifare il tacco alle scarpe, a rinvigorire e smacchiare abbigliamento e articoli in pelle, a riparare borse di ogni tipo, a cambiare cerniere a stivali. In particolare quelli da equitazione. In questo caso le calzature arrivano a Corno di Rosazzo direttamente dalla Francia, grazie a un compaesano che ha fabbrica a Treviso e che garantisce alla clientela anche l’assistenza post vendita. E quindi le riparazioni. Rivolgendosi, ormai da anni, esclusivamente alla mano di Christian. «Ho talmente tanto lavoro che spesso – spiega – mi si trova in laboratorio oltre l’orario di negozio. Una volta chiusa la porta, riesco a dedicarmi con più tranquillità a riparazioni e nuove creazioni».
Tra queste anche cinture, portamonete da uomo e donna, borselli, zainetti. In paese, e non solo, tutti lo conoscono. La sua fama, in verità, non è legata unicamente al lavoro di calzolaio. Amici e conoscenti si rivolgono a Christian pure quando c’è qualcosa da aggiustare. «Qualsiasi cosa. Non solo calzature». Nella palestra che frequenta, dice, ci ha messo più le mani lui «che quelli che l’hanno costruita. Come mio nonno mi definisco un calzolaio tutto fare. Se c’era un pavimento di legno da riparare, un tubo da cambiare, una finestra da rimettere in sesto, non diceva mai di no». E su quella Vespa, quando andava per le case, caricava anche il nipotino. Che proprio accanto al nonno ha imparato a fare un po’di tutto e soprattutto «a rispettare sempre il cliente. Il guadagno della giornata, mi diceva, “si fa con mille lire alla volta. Bisogna chiedere il giusto. Piuttosto è meglio rimetterci che andare a mangiare nelle tasche della gente”». —
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