Sassi, tronchi, Babbo Natale su una ruspa: «Gesù, adesso salva il lago di Barcis»

Barcis, il presepe realizzato da un’insegnante in pensione. «Lo sbarramento di Mezzocanale? L’unica opera necessaria» 

BARCIS. Un presepe di sassi e tronchi, con la capanna di Gesù vicino a un muraglione di calcestruzzo, un piccone e un Babbo Natale a bordo di una ruspa.

È una decorazione natalizia davvero fuori del comune quella realizzata da Fabia Tomasino, una signora che vive da anni a Barcis, che con la sua creazione ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di sghiaiare il letto del Cellina.

La donna – un’insegnante di Udine in pensione che da due anni si è trasferita dal capoluogo friulano «per il suo impareggiabile ecosistema» –, ha costruito il presepe lungo l’ex statale 251 della Val di Zoldo, in modo che siano in tanti a notarlo transitando in direzione dell’Alta Valcellina.

«Spero che Gesù Bambino ci porti in dono lo sbarramento di Mezzocanale – ha raccontato Tomasino –. Si tratta dell’unica vera opera idraulica in grado di salvare il paese di Barcis e il suo lago dal costante interramento. In queste ore stanno partendo degli interventi di bonifica ma non saranno risolutivi. Basti pensare che tali lavori permetteranno annualmente di asportare dall’alveo circa 160 mila metri cubi di pietrame. Peccato che nello stesso arco di tempo la corrente ne spinga a valle 200 mila».

Ed è qui che entra in scena la diga di Mezzocanale, una località a qualche chilometro dall’invaso e dalla “famigerata” confluenza tra il Cellina, il Varma e il Pentina (l’area è talmente ostruita di inerti che è sufficiente una pioggia nemmeno così intensa che l’acqua esce, invadendo la strada regionale 251).

Il muro di cemento sarebbe già stato “ideato” negli anni Cinquanta dall’ingegnere Napoleone Aprilis, il padre del bacino valcellinese. Quest’ultimo sosteneva che l’equilibrio idraulico sarebbe stato conservato solo grazie alla realizzazione contemporanea delle due dighe a Barcis e di quella a valle, a Ravedis di Montereale.

«Gli attuali lavori ci daranno un poco di respiro ma l’interramento del sito non verrà fermato – ha quindi concluso l’autrice della Natività, appellandosi alle autorità e ai tecnici –. Esistono delle soluzioni meno costose ma l’importante è agire al più presto. Si potrebbero individuare delle briglie di contenimento della ghiaia in eccesso lungo il greto del Cellina e dei suoi affluenti. Quello che chiedo con la mia iniziativa è di non dimenticarsi di questo impareggiabile ecosistema, che mi ha indotto a lasciare Udine per venire ad abitare qui».

In realtà, tutti gli alvei della valle risultano già disseminati di briglie. Il problema è che nessuno ha mai rimosso il materiale accumulatosi all’interno delle prese durante gli ultimi sessanta anni e che ormai viene quantificato in molti milioni di metri cubi.


 

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